Una nazione cristiana
Voglio ringraziare pubblicamente Ettore Masina, cattocomunista impenitente, maestro di giornalismo, cattolico ispirato più dal Vangelo che dalla prudenza. Ha ripreso a indirizzare una sua lettera mensile agli amici (http://www.ettoremasina.it/testi/Lettere/L144gen2010.html) e in questa di gennaio esamina le proposte di canonizzazioni - laica e religiosa - rispettivamente di Craxi e Pio XII. Poi commenta in modo sofferto il rapporto tra i cristiani e quanto è avvenuto in quel di Rosarno. E qui gli cedo la parola: È domenica. Mi domando, se posso andare a messa, come faccio abitualmente. Mi martella in testa un brano del vangelo di Matteo: “Se stai presentando la tua offerta all’altare e ti viene in mente che un tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta e va’ a riconciliarti con lui. Tornerai dopo all’altare”. Penso a quei mille poveri espulsi da Rosarno e mi domando se nel terrore che li mette in fuga, nel dolore dello sfruttamento, nell’esperienza di una vita da schiavi, si domandino, si siano mai domandati, se davvero l’Italia si possa definire una nazione cristiana; e se non ci gridino, nella tragedia che li travolge, che sì: hanno qualcosa contro di noi. (…). Risento ancora la voce buona di papa Giovanni: “La Chiesa, quale è e vuole essere, è la Chiesa di tutti ma particolarmente la Chiesa dei poveri”. Risento la voce profonda e commossa di Paolo VI che ammonisce: (…) “La giustizia è la misura minima (minima!) della carità”.