Se questo è un uomo
Solo le esperienze splendide e i tragici sprofondamenti nelle brutture dell'umanità non trovano parole sufficienti nei dizionari. In questi giorni in cui sono ad Auschwitz e attraverso il freddo del clima e dell'anima, mi rendo conto come davvero i dizionari di tutte le lingue non siano all'altezza (o alla bassezza?) di definizioni per tutto quello che la mente umana, l'obbedienza cieca, la follia di un'ideologia disumana, l'indurimento del cuore, la libido della violenza e dell'odio… hanno potuto pianificare e realizzare in questa campagna remota della Polonia. E i sentimenti si urtano rincorrendosi. Anche questi diventano poveri sulle labbra. Non si convertono in parola. È più che rabbia e indignazione, enormemente più che compassione e solidarietà. Forse è una solitudine del cuore che percorre il tunnel buio dell'assenza assoluta di umanità. La domanda di Primo Levi riferita alle vittime dei lager altrettanto sarebbe efficace a riguardo dei carnefici: se questo è un uomo.