Donne, uomini e furti di futuro
L’assenza di memoria (che deriva anche dall’assenza di narrazione, e cioè di spazi e volontà di narrare) mi risulta, in alcuni casi, particolarmente ridicola: è quando tocca la condizione femminile. Oggi mi è toccato leggere di quanto siamo libere e felici e fieramente competitive mentre “galoppiamo sulla prateria del sorpasso”. Questo mentre tutti gli indici internazionali danno l’Italia al ribasso per equità di genere, e le donne italiane sprofondano nella precarietà, nella disoccupazione, nei dislivelli salariali, nel malfunzionamento dei servizi e nell’attacco ai loro diritti di salute riproduttiva. Probabilmente la donna che galoppa è una dei pard di Tex Willer, laggiù nell’avventuroso West: perciò, non vivendo dove vivo io, non vede ciò che io vedo. Per esempio, io ho visto Filomena.
Filomena Rotolo muore a Taranto il 19 gennaio 2010, a seguito delle ferite riportate nel corso di un’aggressione a scopo di rapina, seguita da stupro. Tale è il linguaggio giudiziario che descrive il caso. Il linguaggio meno ufficiale ci fa sapere che Filomena era una clochard, o una bag lady, o comunque si voglia poeticamente definire una persona che vive per strada, che ogni notte cerca un posto dove dormire e che ogni giorno si arrabatta per trovar da mangiare. Filomena aveva 42 anni, 5 euro e un cellulare. L’assassino le ha portato via tutto. Filomena è stata soccorsa ventiquattr’ore dopo l’accaduto. Probabilmente avrebbe potuto salvarsi se non fosse stata confinata nel recinto delle “persone che non si devono vedere e che perciò, a priori, non esistono”. La società italiana aveva dato per morta Filomena ben prima della sua dipartita reale.
E poi ho visto Maria, anni 10. Maria viveva con la mamma e il compagno di quest’ultima in una grotta, a Frascati. L’acqua gelida della fontanella lavava la bimba e i suoi abiti: era così in ordine, quando andava a scuola, che nessuno si è accorto di nulla, per un anno intero. Maria nella grotta a Natale 2009, ha un che di suggestivo, non trovate? Se solo uno straccio di stella cometa fosse andato a posarsi la’ sopra, forse ci saremmo accorti prima della sua esistenza. O forse no, se c’era il reality in tv, a quell’ora. Perchè stavano nella grotta? Perchè entrambi gli adulti hanno perso il lavoro, e perso il lavoro hanno perso la casa, ed erano troppo onesti per fare altro. “Bhè, chi non ha niente da nascondere?”. Eccoli qui. Sono quelli che non si vedono.
Ah, e poi ho visto una “sposa” di 13 anni andare in ospedale da sola, a Brescia, preoccupata perchè il “marito” ventunenne è affetto da Aids e non si è neppure preoccupato, avendo rapporti sessuali con la bambina, di proteggerla (ehi, non si chiama “differenza di cultura”, si chiama “riduzione in schiavitu’”); ho visto una donna strozzata dentro un divano-letto dal suo compagno, che si è giustificato dicendo che lei era ubriaca, e il mobile santodio era difettoso; ho visto una dodicenne stuprata per due anni dai suoi “amici” poco piu’ che coetanei e il solito commento sulle “famiglie italiane assolutamente normali”; ho visto Emiliana massacrata a colpi di coltello a 24 anni, a Napoli, perchè il suo ex “non accettava la fine del loro rapporto” (via, sarà stato un raptus: l’aveva pedinata, minacciata e aggredita solo per otto mesi di fila). Devo continuare? Questo articolo verrebbe di trenta pagine.
E infine ho visto un vecchio signore liftato, con parrucchino lussuoso, scherzare giulivo sulle belle ragazze albanesi: per chi le porta, ha detto, si puo’ fare un’eccezione nella lotta agli scafisti. Solo che in Italia le ragazze albanesi soffrono e muoiono, come ha ricordato la scrittrice Elvira Dones in una lettera aperta a questo farabutto: “Io quelle ‘belle ragazze’ le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A ‘Stella’ i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. È solo allora – tre anni piu’ tardi – che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio. Ai tempi era una bella ragazza, si’. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna. Quel ‘puttana’ sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell’uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l’utero”.
Ritrovate la memoria, gente. Se lo fate, ritroverete la speranza. Se ritroverete la speranza, troverete dignità, solidarietà, amicizia e amore. Non dite subito di si’ a qualsiasi stupidaggine vi propinino: indagate, valutate, chiedetevi cosa è vero, cosa è giusto, cosa è sensato, cosa è umano.