Sergio Cosmai senza retorica
Sabato scorso a Bisceglie abbiamo fatto memoria di Sergio Cosmai, il direttore del carcere di Cosenza ucciso esattamente 25 anni fa (13 marzo 1985). Non solo un momento di ricordo commosso senza alcuna retorica per i servitori fedeli dello Stato, ma anche il punto della situazione sulle organizzazioni calabresi che nel frattempo hanno esteso le radici nel mondo e continuano ad avvantaggiarsi di troppe connivenze. Di colpevoli silenzi, di distrazioni, omissioni, sottili complicità, di troppa indifferenza. Una zona grigio–sporco che arriva anche a piangere i martiri che contribuisce a creare. Gli occhi di Tiziana, Rossella e Sergio, il figlio che non poté mai stringere nell’affetto di un abbraccio, al contrario lacrimano dolore e rabbia, ma anche sete di verità e di giustizia che ancora non si compiono. È un loro diritto. È un nostro dovere. Antonio Ingroia lo dice pacato ma con determinazione che è compito di tutti vigilare, protestare, pretendere che non vengano messi fuori uso gli attrezzi del mestiere di un magistrato. E noi applaudiamo. Qualcuno intercetti questa volontà di popolo, la sete che nasce dal dolore. Il silenzio di chi ha già pagato col prezzo più alto.