Idromafie
“Mentre la nostra proposta di legge d’iniziativa popolare giace nei cassetti delle commissioni parlamentari, l’attuale Governo ha impresso un’ulteriore pesante accelerazione, approvando, nonostante l’indignazione generale, leggi che consegnano l’acqua ai privati e alle multinazionali (art. 23bis, integrato dall’ art. 15-decreto Ronchi)”. È quanto si legge nell’appello per la manifestazione che si terrà a Roma sabato prossimo 20 marzo in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua. Non c’è alternativa. O l’acqua viene considerata e dichiarata bene comune fuori dal mercato e pertanto non soggetta alle regole della bancarella mondiale, oppure diventerà ostaggio di poteri economici in grado di esercitare la più forte delle coercizioni possibili: la sete.
Per queste ragioni c’è un ponte più che ideale tra la manifestazione romana per l’acqua pubblica e quella milanese per la legalità. Si tratta di un diritto inviolabile che già nel passato è rimasto vittima dello strapotere delle idromafie che, controllando i corsi d’acqua, favorivano il latifondo e opprimevano i contadini. C’è oggi un latifondo fatto di bottiglie di plastica e di acquedotti privatizzati che seguono esattamente i medesimi canoni delle mafie del secolo scorso. E noi non dobbiamo permetterglielo.