Uomini e donne del sud
Voi, per annunciare la pace avete scelto le strade del sud. Il sud d’Italia, che simbolizza tutti i sud della terra, dove da secoli l’ingiustizia ha collocato il suo domicilio. (…) Grazie amici, perché caricate il sud, tutti i sud martoriati del nostro vecchio pianeta, delle stesse incoercibili speranze di cui gli antichi popoli biblici caricavano l’Oriente. Gesù Cristo, morto sulla croce d’oriente, che ancora oggi agonizza e muore in tanti fratelli inchiodati sopra la Croce del Sud, diriga sempre i vostri passi sulla via della pace. (don Tonino Bello,Route internazionale di Pax Christi, Molfetta, 1985).
Uomo del sud, vescovo nel e per il sud, don Tonino ha dato voce di speranza al grido di dolore di ogni sud, ha sollevato su ali d’aquila i sogni meridiani di ogni umana liberazione tingendoli con i colori della sua salentinità planetaria. Ha guardato il globo terrestre mettendosi in corpo l’occhio dei poveri che abitano nei bassifondi della geografia e nei sottoscala della politica e dell’economia. Il sud per lui diviene così anche luogo dell’anima, luogo di Dio. Fatto di storie, volti, nomi che riesce a leggere con le lenti del Vangelo. Sono i crocifissi, i respinti della polis che dalla loro collocazione provvisoria rivelano a don Tonino il volto clandestino del Dio vivente e indicano nello stesso tempo il percorso sicuro di un riscatto globale.
Sotto la Croce del sud si scoprono le carte truccate dei potenti del nord. Ma lì si canta anche il Magnificat per disperdere i progetti dei superbi, rovesciare i violenti dai troni, smascherare i bugiardi e innalzare gli umili. Al sud appartengono il fratello marocchino e Gennaro l’ubriaco, Giuseppe avanzo di galera e Massimo, il ladro. Sud come terra di tutte le vittime, siano esse uccise dalla fame o dalla guerra, dalle schiavitù mafiose o dal mercato di armi e droga.
Don Tonino raccoglie e rilancia dal Salvador l’appello accorato e drammatico di mons. Romero “Soldati, vi ordino, vi scongiuro, vi supplico, deponete le armi… non uccidete più” e sente vibrare nel cuore la sua stessa certezza pasquale: se mi uccidono risorgerò nel mio popolo.
Raccoglie e rilancia dall’Etiopia, dall’Argentina, da Gerusalemme, da Sarajevo, l’invocazione corale ad abbattere i muri e a costruire ponti, a raccogliere i cocci dell’umanità in frantumi e ricostruire il nuovo.
Don Tonino raccoglie e rilancia anche oggi la Sollicitudo rei meridionalis che i suoi confratelli vescovi italiani hanno di recente riproposto, a distanza di venti anni, con il documento “Per un Paese solidale-Chiesa italiana e Mezzogiorno” .
Il sud – disse già allora – è sempre più consapevole che solo assumendo la categoria della solidarietà e della pace potrà risanare i ritardi del suo sviluppo. (…) Quello del meridione non è un problema dei meridionali. È un problema dell’intera nazione. Risolvibile solo con la forte presa di coscienza di una solidarietà che lega alla stessa nave i cittadini di Milano a quelli di Santa Maria di Leuca. Se si imbarca acqua a prua chi sta a poppa non può dormire tranquillo. Il Paese non crescerà se non insieme. E anche la Chiesa deve crescere insieme.
Insieme, alla sequela di Cristo, sul passo degli ultimi!