Scuole speciali
Le “scuole speciali” cambiano nome e diventano “scuole elementari per attività pratiche” ed è scoperto il trucco delle autorità ceche! La discriminazione, purtroppo, resta la stessa. Amnesty International lo denuncia nel rapporto intitolato “Ingiustizia rinominata. Persiste la discriminazione nell’istruzione dei rom nella Repubblica Ceca”, che esamina la sistematica discriminazione nel campo dell’istruzione ai danni delle persone rom, nonostante una sentenza emessa nel 2007 dalla Corte Europea dei diritti umani.
Diritti negati
Ai bambini e alle bambine rom nella Repubblica Ceca è negato il diritto a un’istruzione completa e libera da ingiustizie. Amnesty International ha visitato diverse scuole di Ostrava, dove nel 1999, per conto di 18 bambine e bambini rom, aveva avuto origine la causa che ha portato alla sentenza della Corte Europea. La discriminazione assume diverse forme e ha un impatto negativo sulla qualità dell’istruzione che ricevono i bambini rom. Molti di questi sono inseriti in scuole e classi destinate ad alunni con “lievi disabilità mentali”. Altri sono letteralmente segregati in scuole e corsi per soli rom, dove il livello di istruzione è inferiore agli standard. Questa discriminazione limita la loro formazione e, pregiudicando le loro future possibilità d’impiego, impedisce alle persone rom di fuggire dal circolo vizioso di povertà ed emarginazione in cui sono intrappolate. Una nuova legge sulla scuola, entrata in vigore nel 2005, ha rinominato le “scuole speciali” in “scuole elementari per attività pratiche”, ma il sistema che colloca i bambini in queste scuole, dove viene insegnato loro un programma ridotto, è rimasto sostanzialmente lo stesso. La percentuale di bambini rom in questi istituti è sproporzionata; in alcune zone sono più dell’80 per cento degli alunni. Il problema esiste anche nelle scuole elementari regolari, dove molti bambini rom vengono assegnati in classi per studenti con “lievi disabilità mentali”, troppo spesso senza che siano state prese in considerazione le loro reali capacità. Questo testimoniano le parole dette dalla mamma di un bambino rom ad Amnesty International nel febbraio 2009: “Questo è il modo in cui vedono i bambini rom, fanno solo alcuni test e li mettono subito in una scuola speciale”. Nel novembre 2007, nel caso D.H. e altri c. la Repubblica Ceca, la Corte europea dei diritti umani riscontrò che la Repubblica Ceca discriminava i bambini rom, inserendoli in scuole per alunni con “lievi disabilità mentali”, dove ricevevano un’istruzione di qualità inferiore. Il governo fu obbligato ad adottare misure correttive. Nonostante queste (inclusa la legislazione messa in atto prima del giudizio), la discriminazione ancora persiste. Il processo d’implementazione del giudizio nel caso D.H. e altri c. la Repubblica Ceca – mettendo in conto la positiva disponibilità del governo e l’impegno attuale – è una grande opportunità per ottenere, attraverso una pressione forte, un cambiamento positivo. Occorre considerare, inoltre, che la Corte europea ha riconosciuto nel 2007 che quello della Repubblica Ceca non era un caso isolato di negazione del diritto all’istruzione dei rom in Europa.
Inclusione necessaria
Un cambiamento nella Repubblica Ceca potrebbe rappresentare un buon precedente per eliminare la discriminazione e la segregazione di cui i bambini rom sono vittime anche in altri Paesi, soprattutto in Europa centrale e orientale. Nel luglio 2010 la Repubblica Ceca assumerà la presidenza del “Decennio d’inclusione rom” (www.romadecade.org), che punterà a migliorare la condizione socio-economica e l’inclusione sociale dei rom in aree prioritarie, quali il diritto all’istruzione, all’alloggio, al lavoro e alla salute. In vista di questa presidenza è possibile fare pressioni sul governo ceco e, in particolare, sul ministero dell’Istruzione per realizzare gli obiettivi fissati nel Piano d’azione del decennio. Ad aprile, a Cordoba in Spagna, si è svolto il secondo summit europeo sui rom, durante la presidenza spagnola dell’Unione Europea. Questo incontro ha avuto lo scopo di riprendere i differenti standard d’azione per l’integrazione dei rom a livello europeo e di sviluppare una strategia regionale per i successivi due anni, che rifletta i principi dell’inclusione dei rom adottati dal Consiglio dell’Unione europea nel giugno 2009. L’integrazione dei rom nel sistema scolastico regolare fa parte di questi principi; pertanto, il secondo summit europeo sui rom è un’ulteriore occasione per spingere l’Unione Europea a includere adeguatamente l’istruzione nella sua strategia sulla piena inclusione delle persone rom e ad assicurare che gli Stati adottino e migliorino le politiche per porre fine alla loro segregazione e per promuovere la loro integrazione nelle scuole elementari regolari. La possibilità di fare pressioni sulle autorità ceche è offerta anche nel sito web www.changeit.cz. È possibile firmare online un appello rivolto al ministro ceco dell’Istruzione con l’obiettivo di attuare concretamente la sentenza della Corte Europea eliminando le barriere discriminatorie che impediscono ai bambini rom di godere pienamente del diritto all’istruzione.
Tutte queste opportunità ci consentono d’essere ottimisti nel richiedere alle autorità ceche di congelare tutti gli inserimenti nelle “scuole elementari per attività pratiche” e nelle classi per alunni con “lievi disabilità mentali” per l’anno scolastico 2010/11 in vista di un loro opportuno riesame; rafforzare con atti legislativi la fine della segregazione nel campo dell’istruzione e adottare un piano d’azione complessivo per la sua eliminazione; garantire un sostegno aggiuntivo immediato ai bambini e alle bambine rom che ne necessitano, per favorire la loro partecipazione attiva e sviluppare nel modo più ampio possibile le loro potenzialità, integrandoli nel sistema educativo. Il ministro dell’Istruzione ceco, Miroslava Kopicová, ha fatto un primo passo verso la giusta direzione quando, in una lettera inviata il 19 gennaio ai direttori delle scuole elementari ha chiesto loro che solo i bambini con “effettiva disabilità mentale siano assegnati alle scuole elementari per attività pratiche”. Ma questo è, appunto, solo un primo passo, del tutto insufficiente a porre fine alla discriminazione dei bambini rom; questo fondamentale obiettivo necessita delle misure concrete proposte, che le autorità devono adottare immediatamente.