Discriminazione invisibile

Anche alle persone omosessuali viene chiesto spesso di cancellare la propria identità, la propria esistenza.
Stefano Bolognini (Ufficio stampa Arcigay)

2 omicidi, 17 casi tra violenza, pestaggi o aggressioni, 5 casi di estorsione e 5 casi di vandalismo e bullismo: è il bilancio in rosso della discriminazione che colpisce omosessuali e lesbiche italiani, diffuso da Arcigay in occasione della Giornata mondiale dell’omofobia del  17 maggio. Quei numeri, pur nella loro gravità, offrono solo un’idea generica, e decisamente al ribasso, dell’esperienza di discriminazione che un omosessuale italiano affronta quotidianamente, perché rappresentano solo un conteggio di quei rari casi che hanno ottenuto una qualche visibilità mediatica ed, eventualmente, la solidarietà delle istituzioni e della società civile. Non hanno la dignità di notizia, al contrario, l’adolescente omosessuale disperato che telefona alla Gay help line (l’800 713 713 o lo 025412227) per un aiuto, l’ingegnere che lavora per una multinazionale ed è escluso dai colleghi perché non ama l’appuntamento settimanale con il calcio aziendale e l’uomo di spettacolo  costretto a sfoggiare l’ultima conquista eterosessuale per non incorrere in intoppi di carriera. 

Potremmo parlare a lungo di un fenomeno perverso e polimorfo, che vive e prospera nell’invisibilità e nel silenzio. Prova ne sia l’inesistenza, nel nostro Paese, di un osservatorio istituzionale di indagine quale peggior testimonianza di quanto il problema sia per nulla percepito come reale o esistente. Ma la sua realtà, di cui sono netti solo i contorni in quei numeri vaghi, è quella con la quale Arcigay fa i conti tutti i giorni, nelle grandi città e nelle provincie, su e giù per lo stivale, a destra, centro e sinistra e con timide differenze tra nord e sud, tra città nelle quali esiste una comunità omosessuale organizzata o tra Paesi dove regna ancora il più totale silenzio, e persino l’omertà.

Ma la lotta ormai trentennale del movimento gay italiano incomincia timidamente a dare i suoi frutti. Sull’omofobia, dopo anni di denunce al vento, è intervenuto il ministero della Pari Opportunità con la diffusione di una prima Campagna di comunicazione sociale. Il bullismo ha trovato una timida, e ancora parziale risposta, nell’incontro tra studenti e gruppi gay in molte città. Si moltiplicano, poi, le iniziative di Arcigay e non sulla cultura del rispetto, quella vacante oggi nei confronti di omosessuali, lesbiche e transessuali italiani.

Infine, c’è il nervo scoperto dei diritti negati alle coppie di omosessuali che rappresentano la sintesi migliore della lotta in campo contro la discriminazione con la richiesta, tanto banale  quanto ostacolata in tutti i modi, di piena e assoluta parità nella cittadinanza tra eterosessuali ed omosessuali. Le discriminazioni che subiscono le coppie gay sono numerose, ma la più macroscopica sta, come nel DNA di ogni irrispettabile discriminazione, nella diversità di trattamento. E una società civile e moderna non può tollerare la discriminazione perché un diritto negato a un omosessuale, è un diritto negato a un eterosessuale, è un diritto umano negato.

 

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