La filigrana delle cose
Ci manca una dimensione contemplativa. C’è un deficit spaventoso che ci porta a rincorrere con affanno quello che avviene senza riuscire a guardare la profondità e l’anima delle cose, delle situazioni. I fatti si appiattiscono nella cronaca e non sono eventi. Le persone diventano sagome lungo la nostra giornata e non incontri di volti e di storie. La vita rimane vittima del trantràn... Abbiamo bisogno di esercitare la nostra capacità contemplativa per comprendere più in profondità anche le questioni cruciali che dibattiamo sui giornali e nelle televisioni. Le nostre parole rischiano di essere banali, mediocri, insipide ed è drammatico. Non parlo della necessità di analisi che pure è indispensabile per comprendere un fenomeno, un avvenimento... ma di quella capacità di scorgere il “novum” anche in una catena di montaggio. Sento il bisogno continuo di smarcarmi dal giudizio frettoloso e superficiale che è tipico delle tempestive dichiarazioni dei politici che devono tenere il tempo delle agenzie d’informazione. Ho come la certezza che soltanto se ci esercitiamo a scorgere la filigrana delle cose riusciremo a dare qualità al nostro vivere e a costruire un altro futuro. Non sentite anche voi la stessa nostalgia?