INIZIATIVE

Enlazando alternativas

A Madrid il vertice dei popoli per vigilare sugli accordi commerciali tra America Latina e Unione Europea.
Anna Camposampiero (Rifondazione Comunista/Sinistra Europea)

Dal 14 al 18 maggio si è svolta a Madrid la “Cumbre de los Pueblos  - Enlzando Alternativas IV”, in occasione del VI vertice tra Capi di Stato e Presidenti di America Latina, Caraibi e Unione Europea che, attraverso accordi commerciali, ha l’obiettivo di creare una zona euro-latinoamericana di libero commercio. Gli interessi commerciali della UE in materia di beni sono innegabili, ma sono ancora più importanti le sue aspirazioni di rafforzare la sicurezza dei propri investimenti e l’accesso al mercato dei servizi, nei quali la UE ha un ruolo di supremazia, ancora più degli Usa.

I vertici ufficiali per gli Accordi di Associazione (Ada) con l’America Latina e i Caraibi avvengono ogni due anni, alternativamente nel continente europeo e nel continente latino americano. La Rete biregionale Europa-America Latina e Caraibi “Enlazando Alternativas” (EA), grazie a un lavoro strutturato negli anni con la costruzione di convergenze tra movimenti sociali di ambedue i continenti, ha dato vita a controvertici in occasione di ogni vertice ufficiale. Le precedenti edizioni si sono tenute a Guadalajara (Messico) nel 2004, a Vienna (Austria) nel 2006, a Lima (Perù) nel 2008.

Un contesto difficile

Nel caso di Madrid la congiuntura politica si preannunciava difficile: da un lato il semestre di presidenza spagnola della UE – il primo dopo l’approvazione del Trattato di Lisbona nel novembre 2009 – nel Paese europeo che vanta più della metà degli investimenti UE nel continente latinoamericano e in un momento per l’Europa di crisi sociale enorme; e dall’altro lato in un contesto di smobilitazione dei movimenti sociali spagnoli che, in generale, stiamo vivendo in Europa.

Nonostante tutto, la partecipazione è stata buona e la marcia finale – a detta degli stessi spagnoli – è stata una delle più partecipate degli ultimi mesi.

La struttura del controvertice prevedeva vari momenti di visibilità, incontri, iniziative culturali, seminari, tutti molto partecipati. Sette assi tematici sempre in ottica biregionale, con incontri sulla proposta di un mandato commerciale alternativo per la UE, la militarizzazione di ambedue i continenti (le 7 basi Usa in Colombia e il nuovo ruolo della UE che prelude a un esercito europeo), le direttive europee sull’immigrazione, le alleanze e le lotte comuni, come nel caso dell’acqua.

Durante il vertice ufficiale, dopo tre anni di negoziati, è stato firmato l’AdA tra Centroamerica e UE. 

Un accordo di minimo, insipido, ispirato al trattato commerciale firmato con gli Stati Uniti, ma che significherà la definitiva eliminazione della (poca) industria nazionale, il peggioramento delle disuguaglianze sociali, la perdita della sovranità alimentare, la distruzione dell’ambiente, l’aumento di disoccupazione e di impieghi precari, e la ridefinizione di esportatore puro di risorse naturali e beni primari che la divisione internazionale del lavoro neoliberista vuole per i Paesi poveri, a vantaggio esclusivo delle multinazionali europee. 

Gli AdA pretendono l’apertura dei mercati domestici ai prodotti europei, oltre alla liberalizzazione del settore dei servizi – inclusi quelli essenziali come acqua, educazione e sanità – l’accesso agli appalti pubblici (come gli appalti per l’edilizia, in cui le quattro imprese che dominano il mercato sono europee, tra cui l’italiana Impregilo, sotto accusa a Madrid per la poca trasparenza nella gestione della costruzione della centrale idroelettrica sul fiume Sogamoso in Colombia, con forte repressione di qualunque tipo di opposizione), la protezione dei diritti di proprietà intellettuale, dei farmaci e delle biodiversità, la promozione e difesa degli investimenti stranieri. 

Gli obiettivi

Anche l’accordo con la Colombia è stato firmato, in contraddizione con il mandato di negoziare con blocchi di Paesi e che poco si concilia con il capitolo di rispetto dei diritti umani, tanto sbandierato come essenziale nella politica commerciale della UE. Le violazioni dei diritti umani in Colombia, in particolare nei confronti dei settori sindacali, sono palesi: la Colombia è inclusa nell’elenco dei 25 Paesi nel mondo in cui avvengono costantemente (elenco OIL, Organizzazione Internazionale del Lavoro).

Il controvertice ha dato particolare attenzione anche all’Honduras, risalito alla ribalta dei media per il contestato invito ufficiale a Pepe Lobo Sanchez, presidente emerso da elezioni spurie lo scorso novembre, dopo il colpo di stato del passato 28 giugno. Alla fine Lobo non ha partecipato al vertice ufficiale, ma ci sono stati colloqui privati a latere. Tutto mentre al controvertice le donne centroamericane, rappresentanti del Frente de Resistencia Popular, denunciavano le violazioni dei diritti umani che continuano nel Paese e l’avvio della raccolta di firme per un’Assemblea popolare Costituente.

Il cuore centrale della Cumbre de los Pueblos è stata la terza sessione del Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) dal titolo “L’Unione Europea e le imprese multinazionali in America Latina: politiche, strumenti e attori complici delle violazioni dei diritti dei popoli”, che, a conclusione di un ciclo iniziato a Vienna nel 2006 passato per Lima nel 2008, non solo ha messo sotto accusa le multinazionali europee per le violazioni perpetrate in America latina, ma ha cercato di identificare le complicità sia degli Stati, in ambedue i continenti, sia della stessa Unione Europea, della Commissione, delle pressioni delle multinazionali sulle decisioni politiche con 15.000 lobbysti presenti a Bruxelles.

Uno degli ambiziosi obiettivi del controvertice, e della rete, è proprio aumentare l’accesso alle informazioni, distribuirle, farle arrivare a tutti i livelli: da ciò la collaborazione con il TPP e l’uso politico della sentenza da questi emessa, che, seppur priva di valore giuridico, assume un valore etico e morale di notevole importanza. Si scopre così, per esempio, il gioco di scatole cinesi per cui l’italiana Enel è proprietaria della Endesa-Spagna, che a sua volta controlla la Endesa-Cile, che si appresta a costruire 5 centrali idroelettriche lungo i fiumi della Patagonia cilena, andando a inondare migliaia di ettari e a danneggiare la terza riserva di acqua dolce del mondo. La stessa Enel che si fa portavoce dell’energia pulita sui nostri schermi televisivi.

Un’Europa neoliberista

La critica al modello di Europa neoliberista non è una mera solidarietà nei confronti dell’America latina, ma, al contrario, è costruzione di un’agenda comune, e durante il vertice c’è stata, ovviamente, una forte attenzione alla situazione in Grecia, mentre sui quotidiani spagnoli risaltavano le prime misure adottate da Zapatero. Interessante che dopo trent’anni di politiche di aggiustamento strutturale imposte dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, oggi i Paesi membri del più ambizioso progetto politico del dopoguerra, l’Unione Europea, si trovino a dover adottare le stesse misure e che, quando non imposte direttamente, necessitino dell’approvazione di quegli stessi organismi antidemocratici e neoliberisti, che hanno distrutto le economie dei Paesi più poveri. 

Dopo anni di contestazioni a queste politiche oggi ce le ritroviamo in casa nostra, a riprova sì del fatto che avevamo ragione, ma anche dell’incapacità di risposta e di freno dei movimenti sociali. Ecco perché il lavoro di reti come Enlazando Alternativas è importante: permette di costruire convergenze, di apprendere reciprocamente, e, per quanto riguarda noi europei, anche a cercare di superare divergenze e fratture, osservando come in America Latina si dia vita ad alternative reali (basti pensare alla “Conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambiamento Climatico e i Diritti della Madre Terra”, realizzata a Cochabamba in aprile), e come dal dialogo tra movimenti sociali e partiti politici sia possibile arrivare a governi realmente progressisti.

Dalla dichiarazione finale de “La Cumbre de los Pueblos Enlazando Alternativas IV” (disponibile sul sito www.enlazandoalternativas.org) emergono gli impegni a cui farà fronte la rete e le organizzazioni che vogliono continuare nella costruzione di alternative.

 

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