Tavolette digitali
Stiamo assistendo al boom dell’Ipad. Parliamo di quella tavoletta della Apple che materializza finalmente l’e-book, ossia il “libro elettronico” di cui tanto si parlava. L’Ipad è una “lavagnetta elettronica” tutto-schermo di 24 centimetri per 19, con uno spessore di soli 12 millimetri, meno di un mignolo. Toccando sullo schermo si passa dalle informazioni testuali, alle immagini, ai suoni, alle pagine web, senza soluzione di continuità. È un flusso che rompe le barriere fra TV, computer, libro, giornale, cartina geografica. Non è tanto l’Ipad che qui ci interessa esaltare. Anzi, è bene dirlo: l’Ipad ha i suoi limiti. Manca infatti di presa usb e di bluetooth, che sono canali indispensabili per l’interscambio dei dati in assenza di una connessione internet. Ciò che ci interessa, invece, prefigurare è quello che accadrà a scuola con strumenti come questi che non hanno bisogno di prese elettriche e quindi di costose aule didattiche dotate di banchi “in regola” con le norme di sicurezza, banchi che spesso costano più dei computer. Non si porterà più la classe in laboratorio: il laboratorio è la classe stessa con le “tavolette digitali”.
È la classe “sempre connessa”, con i ragazzi che non debbono portare lo zainetto con i libri ma solo il loro libro elettronico (o il loro netbook). Questa rivoluzione non potrà non interessare la scuola e il sistema dell’educazione. In settecento grammi di tavoletta gli studenti si portano dietro: il dizionario di italiano, quello di inglese, l’enciclopedia generale, tutta la storia e la letteratura, tutta la matematica e la fisica, i libri più importanti. Eserciziari animati e di italiano e di inglese, con correzione istantanea. Un’intera libreria sotto il braccio su cui scaricare i libri da internet o dalla biblioteca scolastica. Nella “tavoletta” ci possono andare, infatti, migliaia di libri, con un risparmio potenzialmente notevole di carta. E con costi di gran lunga ridotti rispetto al tradizionale sistema basato sui libri di testo. Il registro scolastico del professore con voti, giudizi e assenze va lì dentro. E tutti i dati finiscono nell’archivio generale della scuola. Come pure le circolari, i compiti, le lezioni, i quaderni dei ragazzi, ecc. Sulla tavoletta il libro diventa animato e la differenza fra informazione testuale e multimedia sparisce. Le “classi aperte” saranno frutto di connessioni con skype, ossia con sistemi di videoconferenza per condividere lezioni e discussioni fra scuole e città distanti che collaborano su progetti comuni.
Già questo è realtà fuori della scuola, ma con le “tavolette” la rivoluzione sta per cominciare anche dentro.
Dalla rete si potrà scaricare ciò che non c’è sul libro di testo e probabilmente non ci sarà più bisogno del libro di testo ma lo si ricaverà con un bricolage didattico. C’è già chi su facebook punta a condividere libri di testo digitali e gratuiti.
Si creeranno ambienti didattici in cui sperimentare questa rivoluzione tecnologica e già vi sono diversi software gratuiti: ad esempio C-map (da installare sul proprio computer) e Moodle (finalizzato a organizzare ambienti di lavoro didattici interattivi).
Quali sono i costi per fare tutto questo? Sicuramente inferiori rispetto agli attuali se si adotteranno libri e oggetti didattici “copyleft”, ossia privi di quel copyright commerciale che vieta e punisce la duplicazione.
Occorrono collegamenti senza fili a internet che si possono diffondere in tutti gli edifici scolastici con costi assolutamente contenuti.
E saranno proprio i costi sempre più contenuti di queste tecnologie che probabilmente serviranno a superare la scuola come l’abbiamo conosciuta, con i suoi libri di testo che pesano fin troppo sui bilanci delle famiglie.
Ma questo balzo in avanti delle tecnologie non produrrà cambiamenti se non vi sarà una cultura dell’innovazione in grado di gestire la sovrabbondanza di informazioni che questa rivoluzione produce. E questo sarà l’argomento del prossimo articolo, dedicato all’educazione all’innovazione.