Vescovoni…

Lettera aperta e firmata di un operatore di una diocesi del nord: una lettura ironica e intensa della vittoria leghista.

Caro direttore,

mi unisco al coro generale di congratulazioni, nonché di grande soddisfazioni per avere finalmente un governatore della regione Piemonte proveniente dai nostri territori novaresi, soprattutto considerando che lo stesso, tra gli altri obiettivi, ha raggiunto anche la possibilità di rinverdire nella città sabauda la sua passione per la monarchia che, da giovane studente universitario, ostentava senza se e senza ma!

D’altra parte è impossibile cantare fuori dal coro: finalmente avremo un governatore che parlerà non solo un buon italiano, ma ci consentirà sicuramente di godere discorsi ufficiali in dialetto padano (il galliatese è il dialetto del governatore… ma il buon Cota lo saprà parlare, viste le sue radici meridionali?); finalmente avremo la realizzazione della Tav che quella cattivona della Bresso ha sempre osteggiato; e forse potremo anche avere (se non noi, i nostri nipoti!) anche le centrali nucleari che ci faranno risparmiare sul conto energetico e ci allineeranno alle nazioni più progredite liberandoci dalla dipendenza dei Paesi arabi; soprattutto sarà rilanciata l’occupazione a partire dalla costruzione in quel di Cameri degli F35, gli aerei da combattimento che proprio alcuni preti pacifisti (o comunisti?) da tempo osteggiano mettendo in difficoltà anche Alenia, nel cui consiglio di amministrazione non mancano rappresentanti leghisti e buoni amici del governatore. 

La cosa più entusiasmante è che si aprirà una nuova fase per la vita e il futuro della regione perché esporteremo il “modello Novara” anche a Torino! Si aumenteranno i posti di lavoro (amministrazione Giordano docet!), si recupereranno contenitori di grande prestigio (con quali denari?), si moltiplicheranno rotonde e fioriere per le strade e per le piazze tanto da fare del Piemonte la regione più fiorita d’Italia (il colore prevalente sarà, ovviamente, il verde, ma questa volta non dei fazzoletti leghisti, ma dei portafogli dei contribuenti).

Non solo, con il nuovo governatore eviteremo per le donne padano-sabaude l’uso di quella micidiale pillola abortiva dalla sigla non facilmente memorizzabile (Ru486); ma sicuramente, da buon cristiano, il governatore Cota si farà in quattro per far abrogare a livello nazionale anche la legge 194, altrimenti correrebbe il rischio di fare solo manfrine intorno a questo problema!

È davvero arrivato il momento di organizzare non solo pellegrinaggi alla Sindone di Torino, ma di prolungare “la gita” fino al Pian del Re, là dove nasce il divino Po, tanto per non dimenticare le origini e le radici della cultura e della religione celtica.

Chissà se “i vescovoni” piemontesi, come bonariamente li chiama il vecchio Bossi, se la sentiranno di organizzare proprio lassù una delle prime riunioni (magari per rivedere il rituale dei matrimoni adeguandolo alle nuove liturgie celtiche) della loro conferenza regionale? Oggi si usa controllare “il territorio”! Ebbene, l’aria è certamente buona e l’acqua parimenti miracolosa e lì accanto c’è uno spazioso e accogliente rifugio alpino che ispirerà i prelati nel dare finalmente una botta al cattocomunismo imperante anche  nei territori piemontesi.

Insomma, altro che sol dell’avvenire, con il nuovo governatore le speranze che il Piemonte torni a essere il traino di questa povera Italia e soprattutto una valida alternativa a Roma ladrona diventeranno ben presto realtà e noi non dimenticheremo le promesse pre e post elettorali. 

E, gran finale d’orchestra, finalmente avremo il federalismo fiscale, appena si saranno ultimati e stesi in bella copia i costi di questa operazione che, da oltre quindici anni, costituisce il refrain di ogni adunata padana. Ma tra politica e propaganda, si sa, ci sono talora ostacoli insormontabili.

Evviva, quindi, il federalismo e, perché no?, anche l’autonomia delle Valli Ossolane che, in tempi non sospetti, hanno offerto al buon Umberto, quando ancora era iscritto ai corsi di Radiolettra, lo spunto per una Padania libera e, finalmente, distaccata dai terroni e da Roma ladrona.

 

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