L’eredità di Jara

La sua musica e le sue memorie vivono in innumerevoli gruppi e cantanti, in ogni parte del mondo. Viaggio tra ritmi e note musicali.
Arturo Zilli

“Victor Jara no calla – Victor Jara non tace” è un verso di “El Matador”, la canzone del gruppo ska argentino Los Fabulosos Cadillacs. E come Victor non era abituato a tacere quand’era in vita, esponendosi in prima persona per la vittoria elettorale del Fronte Popolare di Salvador Allende, così, anche dopo il suo assassinio, la sua voce e la sua arte di lotta contro i regimi militari e l’economia predatrice continuano a risuonare nelle canzoni di tanti altri protagonisti contemporanei della musica rock, folk e jazz.

La rassegna delle band che hanno trovato ispirazione nella vita e nella musica di Jara o che ne hanno portato avanti lo spirito di ribellione contro le ingiustizie sarebbe veramente troppo estesa e ci scuserà il lettore se non troverà alcuni cantanti o formazioni, il cui posto sarebbe certamente stato tra quelli ricordati qui di seguito.

Nati nel 1985 a Buenos Aires, 15 album all’attivo, Los Fabulosos Cadillacs all’inizio risentono pesantemente della lezione ska degli Specials e poi, poco alla volta, la loro musica si fa più raffinata senza perdere lo slancio provocatorio dei ritmi in levare ballati dal proletariato urbano inglese a cavallo tra anni Settanta e Ottanta. Tra i loro lavori più conosciuti si ricordano Vasos Vacios e La marcha del golazo solitario

Oltre a Victor Jara, ricordiamo altri mostri sacri della musica moderna come i Clash e Bob Marley. Una collaborazione degna di nota è anche quella con il cantautore panamense Ruben Blades, a sua volta impegnato direttamente nel cambiamento del suo Paese essendosi candidato alle elezioni presidenziali del 1984. I Fabulosos sono stati tra i gruppi latinoamericani più attivi anche nella solidarietà alla popolazione cilena vittima del territorio e promotori di concerti per la raccolta di fondi da destinare alla ricostruzione delle zone del Cile colpite dal terremoto a fine febbraio del 2010.

Rimanendo nella terra dei gauchos non si possono dimenticare i Bersuit Vergarabat che, formatisi nel 1992, hanno dato contribuito a riabilitare alle orecchie di tanti giovani generi popolari argentini come la cumbia o la chacarera, sperimentando con successo una fusione a freddo con il rock meno scontato. I loro testi sfruttano sempre l’ironia e i doppi sensi per mettere alla berlina la violenza, il machismo, la corruzione della vita sociale e politica argentina. I Bersuit sono stati tra gli artisti più attivi nella difesa degli operai della fabbrica di ceramiche “Zanon”, recuperata dai lavoratori dopo il fallimento e al centro di una contesa con l’ex padrone veneto che, una volta che gli operai avevano rimesso economicamente in sesto la fabbrica, ha tentato con ogni mezzo di rientrarne in possesso. I Bersuit hanno partecipato anche al concerto di apertura del Forum Sociale Mondiale che si è tenuto nel 2005 a Porto Alegre, dove hanno condiviso il palcoscenico con Gilberto Gil e Manu Chao.

Un po’ più a nord nel continente americano troviamo gli statunitensi Calexico, band che fonde country, rock e richiami di musica latina. Nati a Tucson, in Arizona, i Calexico nell’album del 2008, “Carried to Dust”, inserirono una canzone dal titolo significativo “Victor Jara’s hands”. Joey Burns cantante del gruppo sempre molto sensibile verso tematiche come la difesa dell’ambiente e dei diritti umani dei migranti spiega come è nata la canzone: “L’11 settembre ora è una data importante in tutto il mondo, ma per il popolo cileno lo è stata fin dal 1973 quando il generale Augusto Pinochet organizzò il golpe che lo portò a impadronirsi dello Stato. I Calexico hanno suonato le canzoni del cantautore e attivista Victor Jara, brutalmente assassinato assieme a molte altre persone innocenti nello stadio di Santiago. Tutte queste storia ci hanno colpito profondamente e sono venute a galla nelle canzoni ‘House of Valaparaiso’ e ‘Victor Jara’s Hands’”.

Varcando l’oceano troviamo invece il gruppo di ska-punk iberico Ska-P, molto conosciuti anche in Italia, che hanno dedicato al cantante cileno la canzone “Juan Sin Tierra”, modificandola per inserire i seguenti versi nel ritornello “No olvidamos el valor de Victor Jara/ Dando cara siempre a la represion/ le cortaron sus dedos y su lengua/ y hasta la muerte gritò revolucion” (“Non dimentichiamo il coraggio di Victor Jara/ Che ha sempre affrontato la repressione/ gli hanno tagliato le dita e la lingua/ e fino alla morte ha gridato rivoluzione”, nda). Sempre in Spagna, ma nei Paesi Baschi, troviamo Fermin Muguruza, attivista dell’indipendenza basca e compagno di strada di Manu Chao e della nostra Banda Bassotti, band ska romana. Muguruza è stato il leader dei Kortatu (gruppo punk molto conosciuto tra i fondatori del movimento del punk basco negli anni Ottanta, sempre in prima linea per sostenere i movimenti di liberazione in America Latina) e dei Negu Gorriak, per arrivare alla carriera solista, in questo decennio. Partito appunto dall’asprezze e dai riff veloci del punk Muguruza è approdato nel corso degli anni a lidi musicali in cui predominano i ritmi in levare del reggae e le influenze della musica elettronica, in particolare del drum and bass e nel 2001 ha partecipato a una compilation, “Tributo rock a Vuctor Jara”, in cui venivano riviste in versione rock molte delle più famose canzoni di Jara, con una sua personalissima versione de “El derecho de vivir en paz”, canzone scritta dal cantautore sudamericano ai tempi della guerra in Vietnam.

Nel Regno Unito non poteva mancare il tributo dei Clash di Joe Strummer, che nella canzone “Washington Bullets”, contenuta nell’album “Sandinista” (1980) ripercorre alcune delle tappe più importanti e dolorose della storia dell’America Latina nel ventesimo secolo. 

Ancora, in Irlanda, ricordiamo Christy Moore, cantautore e chitarrista acustico, già membro nella formazione folk dei Planxty, che nell’album “This is the day” del 2001 riprende la canzone “Victor Jara”, scritta dal cantautore folk-blues statunitense Arlo Guthrie (figlio di Woody Guthrie) e dal poeta Adrian Mitchell. 

In Italia infine molti sono i gruppi e i cantanti che hanno cantato le canzoni di Jara o lo hanno citato. I Nomadi che hanno realizzato molte collaborazioni con artisti di lingua spagnola, propongono spesso durante i loro concerti una delle canzoni più conosciute del cantautore cileno, “Te recuerdo Amanda”. Il sasofonista partenopeo Daniele Sepe, nel 2001 ha inciso un album dal titolo esplicito: “Ti ricordi Victor Jara?” in cui ha racchiuso 11 canzoni – alcune di Victor altre di Violeta Parra o Gilberto Gil – su cui spicca la meravigliosa “Te recuerdo Amanda” per piano e voce, eseguita dalla cantante Auli Kokko. Tra le canzoni Sepe ha voluto aggiungere anche un pezzetto di storia: un frammento dell’ultimo, disperato discorso di Salvador Allende prima di suicidarsi nella Moneda bombardata, “La storia è nostra e la fanno i popoli”. 

Da ultimo, non si poteva non accennare ai Modena City Ramblers che, con il vecchio cantante Cisco, hanno viaggiato in lungo e in largo l’America del centro e del sud riportandone a casa immagini, storie e melodie che hanno arricchito il loro bagaglio musicale e, dall’iniziale tradizione musicale irlandese, hanno trasportato la loro produzione verso porti inesplorati, facendone i più apprezzati esponenti della Patchanka italiana. E appunto nella canzone celtica Patchanka i MCR ricordano Victor Jara e Woody Guthrie e gli rendono omaggio alla loro maniera: “Percorre le strade dell’America latina/ Le favelas dove nasce la rivolta/ La ritrovi tra i bimbi della Realidad/ O per le vie polverose di Managua/ Woody Guthrie l’ha nascosta dentro la chitarra/ Victor Jara l’ha cantata chiara e forte”.

 

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