Lo sguardo affamato del mondo
In altre parole, per debellare la fame nel mondo non ci sono soldi. Forse neanche volontà.
Un documento finale veramente nullo. Solo laconiche reiterazioni a mantenere gli impegni assunti con il vertice di Gleneagles del 2005. Si può commentare così il risultato del vertice internazionale dei G8 che si è concluso in Canada il 26 giugno scorso. Unica novità degna di nota è stata l’iniziativa per la salute materno infantile. È come se il G8 avesse finito la benzina cinque anni fa. Gleneagles sembra essere l’ultimo atto di una commedia che, se non fosse recitata sulla pelle di un miliardo di persone che soffrono la fame, sarebbe solamente un po’ grottesca. Ancora una volta viene tutto rimandato.
All’inizio si pensa al G20 che, ormai come consuetudine, apre i battenti poche ore dopo la chiusura dei lavori del G8. Ma anche per questo importante vertice allargato alle economie emergenti sin dall’inizio le anticipazioni captate a Toronto lasciano presagire un ennesimo nulla di fatto. E così infatti è stato. Ma procediamo per ordine: l’enfasi data al rapporto sull’accountability, ovvero su quanto sin qui realizzato dai G8 rispetto agli impegni assunti nei vertici precedenti, è stata una ulteriore dimostrazione di come anche le cifre e i dati siano un’opinione. I 6.5 miliardi spesi per L’Aquila Food Security Initiative rispetto ai 22 promessi lo scorso anno e ai 5 miliardi promessi per la Muskoka Initiative in materia di salute materno-infantile, lasciano l’ambiguità tra quanto realmente si tratti di denari nuovi messi a disposizione o piuttosto di operazioni contabili di riciclaggio di fondi già stanziati e spesi. Per questo, come Focsiv (Federazione organismi cristiani di servizio internazionale volontario) sosteniamo la proposta avanzata da Sarkozy affinché per il prossimo G8 del 2011 che si terrà in Francia il rapporto sull’accountability sia redatto dai Paesi beneficiari e non unicamente da quelli donatori, come fatto per il G8 canadese.
Noi ONG con i nostri partner locali ci faremo carico di una vera e propria operazione verità che, insieme ai Paesi in Via di Sviluppo, smascheri i trucchi e le manipolazioni dei dati fatte da chi può spendere per davvero 1 miliardo di dollari per organizzare un summit, ma non per sfamare milioni di persone. Il primo ministro canadese ha annunciato in apertura della cosiddetta outreach session - cioè la sessione G8 e Paesi africani inviatati a Muskoka che ha visto tra i temi principali dell’agenda la salute materno-infantile – uno stanziamento aggiuntivo di 1,1 miliardi di dollari per la salute materno-infantile. In totale per affrontare in maniera significativa e risolutiva il problema di miliardi ne servirebbero almeno circa 20, quindi un segnale insufficiente e sebbene insoddisfacente nemmeno seguito dagli altri leader. Un fatto molto grave che dimostra la mancanza di volontà dei G8 a porre fine a un vero e proprio scandalo che ancora oggi vede decine di migliaia di bambini non raggiungere il quinto anno di età e l’incidenza di morte per parto in Africa attestata a livelli elevatissimi. Basti pensare che solo nell’Africa subsahariana una mamma su 16 (6%) rischia di morire per cause legate alla maternità mentre nei Paesi industrializzati il rapporto è di 1 a 3.800 (0.02%) secondo dati Unicef.
Registi e attori
Tra gli argomenti nel tavolo della discussione dei G8 con i capi di Stato e di Governo dei Paesi poveri anche la questione scottante degli aiuti pubblici allo sviluppo. Il solo continente africano ha perso in questo primo semestre del 2010 il 13% del suo PIL complessivo pari a una decrescita di circa 50 MLD di dollari. Occorre investire subito su un’assistenza finanziaria ai Paesi più poveri e per questo, come ONG, abbiamo chiesto ai leader di impegnarsi con i colleghi dei Paesi poveri alla totale cancellazione del debito di questi ultimi come primo passo per consentire una ripresa economica. Richiesta, ancora una volta, rimasta disattesa. Sembra quasi che a ogni successivo vertice i Governi dei Paesi facciano un ulteriore passo indietro. La logica degli appuntamenti sia degli otto “grandi” della Terra che delle venti maggiori economie del pianeta ormai sembra essere quella del gambero. Venti capi di Stato e di Governo che rappresentano il 90% della ricchezza mondiale e il 75% del totale della popolazione che potrebbero compiere atti decisivi per uscire dalla drammatica crisi in cui versa l’economia globale e che invece non fanno nulla. La dichiarazione finale del G20, come quella del G8, rinviando ogni decisione al prossimo appuntamento di novembre a Seoul – in assenza di misure regolatrici imposte alla finanza internazionale – infatti, concede tempo prezioso agli speculatori internazionali per continuare ad agire indisturbati e a trarre enormi profitti scaricandone i costi sulle fasce deboli, i piccoli risparmiatori e le economie vulnerabili del Sud del mondo. Anche i Governi dei G20, insomma, a Toronto hanno dimostrato, ancora una volta, di essere comparse dei veri attori della scena internazionale, che restano i grandi finanzieri e gli speculatori privi di scrupoli che speculano sulla pelle di chi perde il lavoro nei paesi ricchi e di chi non lo ha mai avuto nelle tante realtà povere dei Paesi in Via Sviluppo.
Italia inconcludente
In conclusione, il tema dello sviluppo dei Paesi poveri, al centro delle priorità delle ONG, è stato l’ultima delle preoccupazioni del G8 e del G20, mentre i problemi causati dalle grandi crisi alimentare, climatica e finanziaria rimangono risolti dal punto di vista strutturale. Ci si chiede come sia possibile che di fronte a tutto questo i leader mondiali continuino a rimandare azioni concrete per rispondere alle urgenze dei Paesi poveri. In particolare sugli aiuti pubblici allo sviluppo il premier italiano Silvio Berlusconi al G8 de L’Aquila si era impegnato ad adottare un piano di riallineamento del nostro Paese e a versare il contributo 2009-2010 dovuto al fondo globale contro l’Aids e altri 30 milioni di dollari come contributo addizionale. Ad oggi l’Aps italiano è stato ulteriormente decurtato del 31%, con il risultato che se segue questo trend la cooperazione italiana rischia di sparire. Sulla sicurezza alimentare ancora non c’è traccia del contributo dei 20 miliardi promessi a L’Aquila dagli otto “grandi”, mentre l’iniziativa del fondo della Banca Mondiale sotto la presidenza canadese rischia di subire un’accelerazione sul mandato politico che deve appartenere invece al nuovo Comitato di sicurezza alimentare per restituire centralità alle agenzie romane delle Nazioni Unite. Sulla finanza internazionale, durante i giorni dei due vertici, la FOCSIV ha rilanciato e sostenuto l’appello della Campagna Zerozerocinque sull’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie che – con un prelievo minimo dello 0,05% sul valore di ogni transazione – sarebbe in grado di generare un gettito importante da utilizzare per le misure di contrasto alla crisi economica, di sostegno all’occupazione, per le politiche sociali, ambientali e di cooperazione allo sviluppo. In materia di cambiamenti climatici, invece, la Federazione ha ribadito la necessità di un’intesa tra Paesi emergenti e leader del G8 affinché possa proseguire il negoziato nell’ambito delle Nazioni Unite per l’elaborazione di un accordo Kyoto post-2012 ambizioso, vincolante ed equo. Anche su questi fronti però la reazione dei G8 e G20 è stata a dir poco deludente.
Quanto all’Italia, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha rappresentato proprio il nostro Paese: come la nazionale di calcio è stato in campo senza concludere nulla. Nessun numero concreto rispetto a quanto il nostro Paese intenda fare nell’ambito degli impegni del G8, nemmeno sull’unica iniziativa vera assunta in Canada sulla salute materno-infantile. La sola cifra citata nel corso dell’intervento del premier durante la sua conferenza stampa è che l’Italia ha versato sino a ora 190 milioni di dollari sui 428 per i quali si era impegnata a L’Aquila. Non si capisce il motivo per cui, mentre la nazionale, eliminata dai mondiali di calcio, è tornata a casa, il Governo invece continua a partecipare a questi vertici.