Buon compleanno, Vinko
Auguri Vinko. Ti chiedo scusa, ma non mi viene da dire auguri Eminenza.
Sono certo che tanti altri, oggi, ti faranno auguri più ufficiali di buon compleanno. Sì, perchè tu sei un simbolo. Sei l’arcivescovo di Sarajevo, Vinko Puljic, nato l’8 settembre 1945 e poi nominato cardinale durante la guerra, nel 1994. Per un po’ di tempo sei stato il cardinale più giovane al mondo. Hai condiviso la tragedia della guerra lì, a Sarajevo, con la tua gente. Una guerra, un assedio che è durato anni. Ed è finito con gli accordi di Dayton, che chiamano accordi di pace, ma che di fatto hanno sancito la vittoria di chi ha voluto la guerra.
Spero che siano in molti oggi a farti gli auguri.
Compresi i tuoi confratelli nell’episcopato che, quando nel 1992 con don Tonino Bello siamo venuti a Sarajevo, ci invitavano a non venire perchè era pericoloso. E per te che vivevi lì, per la gente di Bosnia non era pericoloso? E così sono riusciti a convincere anche Giovanni Paolo II a non venire a fare una visita che sarebbe stata storica, memorabile, era già tutto pronto, c’era già lì anche l’auto, la papamobile... e alla sera ti hanno detto di non dire niente, fino al giorno dopo, che il Papa non sarebbe venuto. Tu da tempo dici che la Bosnia è un test per l’Europa.
Spero siano in molti oggi, telefonandoti per gli auguri, a chiederti qualche consiglio su alcuni punti importanti in cui la Bosnia può essere un test. E ti dirò: sono appena tornato dall’Iraq e mi sembra ancor più vero che la Bosnia sia un test per l’Europa, ad esempio per il dialogo con l’Islam. Oppure per non dimenticare la tragedia e i disastri di morte e distruzione che provoca la guerra e l’odio etnico abilmente fomentato. Vedo anche alcune cose in comune con l’Iraq: l’esercito serbo che assediava Sarajevo usava anche munizioni ‘made in Italy’, e in Iraq le mine usate da Saddam in Kurdistan erano anch’esse italiane. Sai com’è, quando c’è da guadarci, siamo sempre pronti. Hai visto anche con Gheddafi in questi giorni. Anche se, a dire il vero, i tuoi confratelli non hanno detto molto. In pubblico si sa, sono riservati. Ma magari al telefono con te... si lasceranno un po’ andare. E tu potrai anche dirgli che la casa dove sei nato non è più tua perchè è in una zona che gli accordi di Dayton hanno affidato ad altri, in una spartizione etnica che ha segnato la tua terra, e che rischia di segnare anche l’Iraq che, secondo molti, si avvia in una spartizione sul modello bosniaco.
E in Bosnia c’era stato un generale USA, che poi è andato in Iraq, e ora è in Afghanistan. Sembra un disegno già scritto: divide et impera.
Ma queste sono cose troppo complicate e brutte. Dai, oggi è il giorno del compleanno, della speranza, della vita. Nonostante tutto.
Allora, auguri a te, al caro amico mons. Sudar, tuo vescovo ausiliare, e a tutta la gente di Bosnia, che tu ci chiedi di non dimenticare.
Sretan rođendan !