L’albero dei diritti
Solo qualche giorno fa il tribunale della Virginia ha emesso il verdetto di condanna a morte per Teresa Lewis, una donna di 40 anni che, stando alla sentenza, è stata riconosciuta mandante degli omicidi del marito e del figliastro. A nulla sono valsi i risultati di ben tre perizie psichiatriche che hanno diagnosticato nella donna un grave disturbo della personalità e un’età mentale di 12 anni. La condanna, salvo la grazia che potrebbe sopraggiungere anche grazie alla forte pressione dell’opinione pubblica sul governatore di quello Stato, dovrebbe essere eseguita il prossimo 23 settembre. Dall’Uganda giunge una notizia di segno opposto: almeno 167 detenuti condannati alla pena capitale hanno visto la loro sentenza commutata in ergastolo. In questo modo la Corte Suprema dell’Uganda intende aprire la strada alla definitiva abolizione della pena di morte in quel Paese. Ricordiamo che in Uganda non si esegue una condanna a morte dal 1999. L’agenzia MISNA dalla quale apprendo la notizia, riporta il commento di padre Tarcisio Agostoni, missionario in Uganda e autore del libro: Lo stato può uccidere? Dice p. Tarcisio: “Se lo Stato ha il diritto di togliere la vita, può abolire tutti i diritti umani, perché la vita è il diritto umano più importante. (...) Eseguire una condanna a morte è come tagliare il tronco immaginario dell’albero dei diritti, impedendo che ricresca”.
Varrebbe la pena ricordarlo ai giudici della Virginia.