PRIMO PIANO LIBRI

Un piccolo esercito innocente

I volti e le esistenze lacerate dei bambini soldato, in un libro che intreccia violenze subite e possibili speranze.
Anna Scalori

L’L.R.A. – Lord’s Resistance Army, Esercito di Resistenza del Signore, il popolo Acholi del nord dell’Uganda, in buona parte sofferente e agonizzante in campi per sfollati interni, e dai trenta ai sessantamila bambini-soldato, sono i protagonisti di questo libro, nelle cui pagine Donald H. Dunson, sacerdote della diocesi di Cleveland e professore di Teologia morale presso il Seminario di St. Mary e l’Istituto Superiore di Teologia di Wicklife – Ohio, alterna i racconti di piccole vittime/carnefici di violenze inumane a ritagli sfilacciati di speranza: la nostra disponibilità a sapere e a essere solidali e la capacità del popolo Acholi di poter abbracciare i propri demoni. Perché, come scrisse Derrida, c’è solo il perdono, se esiste, dove c’è l’imperdonabile

Ed è così, imperdonabile, che appare la tragedia del popolo Acholi: un esercito che perversamente si richiama a Dio e il cui leader, Joseph Kony, pretende di parlare direttamente con il Signore e da Lui ricevere ordini (d’altra parte ha un passato da chierichetto e suo padre era catechista). Kony vede nei bambini e nei ragazzi strumenti perfetti di morte, di obbedienza cieca, dotati della capacità di compiere l’inaudito, perché particolarmente fragili e vulnerabili, con maggiori possibilità di essere confusi e ingannati: il nuovo volto della guerra, per la sconfitta definitiva dell’umanità di ciascuno.

I suoi atti sono volti a distruggere qualsiasi legame di appartenenza alla famiglia umana: i bambini vengono rapiti e destinati alla guerriglia o a essere trofei sessuali per chi ha riportato vittorie.

Di norma, viene loro imposto un rito di iniziazione: vengono pesantemente percossi senza che possano piangere o mostrare spavento, e debbono assistere all’uccisione immediata e allo smembramento del corpo di chi non riesce a governare le proprie emozioni. Poi vengono unti con olio di shea: capo, petto, schiena, mani e piedi sono contrassegnati col segno della croce in una parodia raccapricciante del battesimo.

Spesso sono anche costretti a uccidere i loro genitori, infliggendogli prima pesanti sofferenze, perché si sentano così colpevoli e imperdonabili da vedere definitivamente preclusa qualsiasi possibilità di ritorno e un’appartenenza diversa a quella dell’L.R.A.

I ribelli insistono nel ripetere ai ragazzi che a casa nessuno più si ricorda di loro. È vero, invece, esattamente il contrario, e i genitori che sopravvivono non cessano di chiedere il miracolo di un ritorno.

Sunday Obote, Odocki, Victoria Abio, Nancy Avoch, David Lacony, Sam Obita, sono solo alcuni dei volti, delle storie di questa assurda guerra. Qualcuno è morto, qualcuno è alle prese con un’angoscia che non consente nemmeno più di dormire, qualcuno, dopo essere stato accolto in un luogo sicuro come la “St. Monica tailoring school” sta imparando a tagliare e a cucire.

Tra le maglie di queste storie traspare la consapevolezza dell’assurdità della guerra. Perché ha principalmente il volto dei bambini e dei ragazzi, a cui vengono strappate in un solo colpo tutte le protezioni con cui normalmente circondiamo chi amiamo, lasciandoli completamente esposti alla ferocia e nel contempo autori di una violenza che pare rappresentarsi lì nella sua massima potenza.

Traspare, però, anche la possibilità di un dopo, di una riparazione, di qualcosa di nuovo, che adesso si intravede appena. È l’incipit stesso del testo, la poesia con cui si apre la sua introduzione:

Lascia che ci sia 

rispetto per la terra

Pace per la sua gente

Cibo per gli affamati

Sostegno per i poveri

Libertà per gli oppressi

Consolazione per gli afflitti

Amore nelle nostre vite

Gioia per il bene

Perdono per le colpe passate

E da oggi in poi

Un nuovo inizio.  

 

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