POTERE DEI SEGNI

Educatori permanenti

Io dovrei incoraggiarvi a scoprire non tanto gli scopi penultimi della vostra vita, quanto gli scopi ultimi. (…) Ha senso la vita? Ragazzi, non solo vi dico di rispondere si, ma vorrei esortarvi di andarlo a cercare (…) e qual è questo senso profondo? La convivialità!
don Tonino
Don Salvatore Leopizzi

Se per don Milani la scuola era tutto, per don Tonino, che pure si ispirava alla pedagogia dell’ I caremi sta a cuore, tu mi stai a cuore – si può dire che tutto era scuola.

Tutto diventava occasione per spargere semi di futuro e piantare la segnaletica della speranza. Lui stesso è diventato un dito puntato verso la terra promessa, dove le armi si trasformano in falci, il lupo dimora con l’agnello, la giustizia si bacia con la pace.

Il suo animo di educatore permanente e di maestro credibile si è rivelato non solo nei molteplici ruoli istituzionali affidatigli (seminario, parrocchia, scuola, tra Ugento e Tricase), ma ha permeato in forme inedite anche il suo stile episcopale e la sua presidenza in Pax Christi.

Prima che con le parole, egli educava con le sue scelte di vita, lo sguardo luminoso, i gesti semplici di familiare condivisione e di calda accoglienza.

Che fosse un pedagogo geniale, capace di elaborare e praticare strategie didattiche attraenti, si saranno resi conto tutti coloro che hanno avuto la fortuna di averlo come guida. 

Ma certo le sue stranezze innovative non potevano passare inosservate a quanti erano abituati ai modelli clericali della tradizione preconciliare o ai cliché culturali della società patriarcale.

Animatore sportivo di calcio e di pallavolo, allenava i seminaristi al gioco di squadra, al rispetto delle regole e degli avversari, a saper affrontare anche le sconfitte.

Istruttore di nuoto, incoraggiava a vincere la paura di prendere il largo, li invogliava alla scoperta delle bellezze nascoste nelle grotte di Leuca, faceva gustare l’ebbrezza della traversata da Punta Mèliso a Punta Rìstola lì dove, secondo la vulgata locale, i due mari si incontrano, Jonio e Adriatico, simbolo naturale di incroci necessari e fecondi tra popoli, fedi e culture…

Di vasta cultura umanistica e scientifica oltre che teologica, sapeva essere per i suoi allievi un tutor esigente e rigoroso e nello stesso tempo paziente e gioviale. Valorizzava i volti, i nomi e le storie dei singoli per agevolare ciascuno a ben impiegare i propri talenti.

La sua ansia di aprire orizzonti di comunicazione e di dialogo senza frontiere lo spinsero a tralasciare i vecchi segni del potere per esaltare il potere dei segni.

Segni come frecce direzionali puntate contemporaneamente verso l’Alto e verso l’altro. Pregustazione contagiosa di sogni diurni e di globali convivialità, in-segnamenti saldamente ancorati all’etica del volto, calibrati sulle misure e sulle miserie delle pietre di scarto, sul passo degli ultimi.

L’arte di accompagnare per mano gli interlocutori fino alle soglie del mistero l’aveva appresa dal suo maestro di scuola elementare che spesso avvolgeva di silenzio e di stupore le domande dei bambini: “Perché l’arcobaleno dura così poco? E che cosa fa Dio tutto il giorno? Perché le farfalle lasciano l’argento sulle dita? Perché si muore anche a dieci anni?”.

Chissà se nell’attuale emergenza educativa don Tonino non possa ancora suggerirci linguaggi nuovi per dire ai nostri giovani: non siete inutili, siete irripetibili. Ognuno di voi è una parola del vocabolario di Dio che non si ripete più. Voi non avete il compito nella vita di fare scintille, ma di fare luce.

 

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