EDITORIALE

È morta la politica. Viva la politica

Tonio Dell’Olio

“La vita quotidiana reclama risposte” è il titolo di un documento dell’Azione Cattolica. Un’analisi impietosa della vita politica del Paese e dei problemi urgenti che attendono risposte efficaci e risolutive.
Un ulteriore segnale della brutta pagina politica che si sta scrivendo in Italia e che a noi tocca leggere quotidianamente.
Una politica avvitata su se stessa e sugli schemi tattici degli schieramenti in campo; sulle compravendite di deputati e sulle divisioni più o meno sfumate, smentite, mascherate; su alleanze, schizzi di fango e persecuzioni mediatiche; su saldi di fine stagione, statistiche liberamente interpretate e sondaggi addomesticati.
Voto sì, voto no. Quasi che la politica, che è l’arte della soluzione dei problemi di una comunità, dipendesse solo dal consenso elettorale e non da una reale volontà di affrontare e risolvere i nodi del vivere civile.
Si legge nel documento dell’Azione Cattolica: “Tra nuovi e vecchi fenomeni corruttivi, ipotesi giudiziarie sulla presenza di logge segrete, insulti tra leader e, infine, le umilianti provocazioni di Gheddafi, sulle quali ci saremmo attesi prese di distanza più decise e rigorose, la classe dirigente rischia ancora una volta di dimenticare l’essenziale: la ripresa del mercato del lavoro, al momento immobile e penalizzante per i giovani, il sostegno alle famiglie, specie quelle più numerose, le riforme istituzionali, la tutela dei più deboli nel Paese e nel mondo, la promozione dell’integrazione tra italiani e stranieri – e in proposito come non guardare con preoccupazione ai fatti francesi e alla decisione del presidente Sarkozy di allontanare i rom –, l’attenzione alle povertà globali e all’ambiente”.
Decisamente una brutta pagina di politica nazionale, che rischia di segnare la vita dei giovani alienandoli dalla passione civile, che non fa conto dei problemi concreti di povertà e precarietà che attraversano la vita di un numero sempre maggiore di cittadine e cittadini, che sostituisce con la lotta senza quartiere l’avversario politico al contributo da offrire per la soluzione dei mali al di là degli schieramenti.
Si tratta di ripensare la politica e di riattivare i cantieri che, anche al di fuori delle forme tradizionali dei partiti, si sono aperti negli anni scorsi.
Abbiamo urgenza di una politica che sappia incrociare, riconoscere e farsi carico dei problemi concreti della gente. Ancora una volta pensando globalmente per agire localmente.
La nuova politica ha bisogno urgente di reclutare persone oneste che sappiano fare della trasparenza dei propri comportamenti la misura prima del proprio agire politico e della salvaguardia dei beni comuni il motivo essenziale del proprio fare.
Abbiamo bisogno di gente che pensi, che progetti, che non si plasmi a seconda delle stagioni e che sappia coltivare sogni. Non solo sognarli ma anche coltivarli.
Con la zappa del lavoro quotidiano, con il concime delle proprie convinzioni profonde irrigate alla luce del sole con l’acqua non inquinata dalle proprie visioni parziali.
In poche parole questo nostro Paese ha urgenza di politica. Solo di politica. Ce lo chiedono i poveri e i precari.
Di qui la sfida e l’invito a mettersi in gioco, a creare, a proporre, a sdoganare la politica dalle mani dei professionisti per farla fluire come linfa indispensabile per la vita di tutte e di tutti.
Insomma come dice Michele Serra: “Fa più politica in un giorno don Luigi Ciotti che in un anno la direzione del Pd”.

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