Escort e gigolò

4 novembre 2010 - Tonio Dell'Olio

La presenza del gigolò al Grande Fratello è una trovata pubblicitaria. Dopo l’exploit della prima edizione, l’audience della trasmissione è calato e persino i voyeur più irriducibili ormai hanno visto abbassarsi una passione che sembrava irrefrenabile. Gli autori della trasmissione sperano che il gigolò rappresenti la novità in grado di tenere incollati i telespettatori allo schermo. L’effetto che ne sortisce però è che si radichi la convinzione che tutto sia lecito. Che per soldi si possa vendere il proprio corpo, il proprio tempo, anche le proprie prestazioni sessuali. Che sia normale che chi ha tanto denaro possa comprare tutto, anche affetto, compagnia, amicizia. Naturalmente tutto finto! Tutto normale. Che male c’è? Che anche sulle persone sia lecito incollare un codice a barre, che il mondo sia tutto un ipermercato in cui la fanno da padroni quelli con tanti soldi. Agli altri resta la sola consolazione di guardare dal buco della serratura e di giocare all’enalotto sperando un giorno di potere essere tra coloro che possano permettersi di comprare qualche ora di compagnia di un figo. Fino a qualche tempo fa, escort e gigolò erano indicati con altri nomi. Oggi vengono pagati come ospiti nelle trasmissioni, scrivono libri, vengono intervistati, frequentano gente potente e malata e se ne vantano. Ragazzi – vi prego, credetemi – la felicità è altrove.

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