La terra viva
Quando è il loro tempo di prendere la parola, hanno gli occhi lucidi i leader delle organizzazioni dei desplazados della Colombia. Sono le vittime della sete di terra di gruppi senza scrupoli: paramilitari e narcotrafficanti. Sono stati cacciati dalle terre che hanno ricevuto in eredità dai loro padri. Sono indigeni, afrodiscendenti, campesinos. Li incontro in un seminario che è in corso a Bogotà sul tema “Le vittime dell’esproprio. Iniziative per saldare il debito”. A me chiedono di raccontare l’esperienza italiana delle cooperative di Libera che coltivano le terre confiscate ai mafiosi. Vogliono sapere come funziona la legge italiana che prevede l’uso sociale dei beni confiscati. Ma sono io a imparare il dolore e la determinazione di queste donne e di questi uomini che non si stancano di lottare. Per i loro figli, dicono. E sono una folla immensa che abita baracche poverissime nelle periferie delle città colombiane. Chiedono di essere riconosciuti e che si ripari al dramma che sono stati costretti a vivere. Chiedono verità e giustizia. Chiedono di non essere lasciati soli a lottare per la terra. La loro terra. E un anziano indigeno ricorda Pacha mama, la madre terra.