Alvaro Ulcuè

2 dicembre 2010 - Tonio Dell'Olio

Sicuramente un leader. Ma con uno stampo particolare: far crescere la comunità e mai se stesso. Alvaro Ulcuè Chocuè era prima di tutto un indigeno Nasa del Nord Cauca. Insomma un colombiano prima di Colombo. Divenne prete forse perché quella gli sembrava la maniera migliore di mettersi al servizio del suo popolo e lo fece senza riserve, con tutto se stesso, con tutta la propria vita. Una vita per difendere la dignità e l’identità degli indigeni, la loro cosmovisione e la loro terra. Lo lasciarono più o meno in pace fino a quando non cominciò a rivendicare anche la terra che era stata degli antenati e che aveva raccolto solo il sudore degli indigeni. Come il 99% degli assassinii in Colombia, anche quello del 10 novembre 1984, in cui fu tolta la vita a padre Alvaro, resta impunito. Ma ancora una volta quel sangue ha reso fertile la vita, i progetti, la coscienza di un popolo. Oggi per le strade di Jambaloo, Toribio, Caloto... puoi vedere ancora il suo volto disegnato sui muri. Ma soprattutto c’è un Movimento di giovani indigeni, un Progetto Nasa, un modello di evangelizzazione, un grande Centro di educazione, formazione e ricerca per lo sviluppo integrale della comunità che portano il suo nome o si ispirano a lui. La sua parrocchia che mi ospita in questi giorni. Per risorgere, p. Alvaro Ulcuè non ha aspettato la fine dei tempi.

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