In ascolto del cuore del mondo
Responsabili e corresponsabili. Nel senso di sentirci tutti in qualche modo partecipi delle sorti del mondo. E se ieri poteva sembrare solo uno slogan facile e usurato, nel tempo della globalizzazione è una verità che merita di essere ascoltata e seguita. Rispondere in prima persona per i problemi, i temi, le questioni che ci toccano tutti. Dare una mano a chi non ce la fa nella porta accanto o nell’angolo più remoto del mondo. Salvarsi dalla palude dell’individualismo e dell’egoismo. Vigili, attenti, informati. Come gli indiani d’America posare l’orecchio sulla terra per sentire in lontananza la mandria di bufali o il pericolo che si avvicina. Sentire il battito del cuore del mondo. Se anche non siamo cardiochirurghi di fama internazionale, almeno paramedici del sociale, portantini della cooperazione, radiologi o centralinisti dei bisogni più profondi e più veri. Il martire Alvaro Ulcuè diceva: “Nelle omelie dico sempre alla mia gente che il peccato più grande che si possa commettere è che uno, potendo fare il bene, non lo faccia”.