L’Albero della Macedonia
In un’Italia dove gli episodi di razzismo e di intolleranza religiosa e culturale abbondano, dà sollievo poter, qualche volta, raccontare storie in netta controtendenza, come quella che viene da Monticelli Pavese, piccolo paese alle porte di Pavia.
In una cascina ristrutturata vivono insieme quattro famiglie, che non hanno guardato al colore della pelle o alla propria fede prima di decidere di compiere una scelta importante come quella della condivisione del proprio cammino.
Si tratta di due famiglie italiane con fede cattolica e di altre due marocchine, di credo islamico. Insieme hanno creato “L’Albero della Macedonia”, una piccola comunità dove si cresce imparando e arricchendosi dalle differenze reciproche nelle tradizioni, nei costumi, nelle abitudini di vita.
La comunità è stata ufficialmente inaugurata e benedetta dal vescovo di Pavia, mons. Giovanni Giudici, lo scorso 26 settembre, in un clima di gioia e di serenità. È stata l’ufficializzazione di un progetto, voluto dalla cooperativa Comin, già in essere embrionalmente da un anno. Era, infatti, il mese di luglio 2009 quando due famiglie – una italiana e una marocchina – decisero di collaudarsi in questa esperienza di condivisione. Da una parte Beppe e Margherita con i loro tre figli e dall’altra Mustapha e Fatima Zahra, anche loro con tre bambini. La volontà era quella di superare le barriere tra cattolici e islamici per dimostrare che la convivenza pacifica è possibile, anzi auspicabile. E per testimoniarlo ancor più concretamente i due nuclei familiari decisero di aprire le porte anche all’affido di bambini italiani o stranieri sottratti temporaneamente alle famiglie naturali dal Tribunale per i Minori.
Un anno circa di collaudo e, una volta consolidata la convivenza, a giugno del 2010 la comunità dell’Albero della Macedonia si è allargata, grazie all’affido di quattro fratellini di età compresa tra sei e nove anni: tecnicamente due in carico a un nucleo e due all’altro.
E siccome l’albero è destinato a portare frutto, altre due famiglie a settembre hanno chiesto di poter entrare a far parte del progetto, ampliando ulteriormente la comunità. Ecco allora che sono arrivati Virgilio e Arianna, insieme ai due figli, e Bekai e Saliha con tre bimbi al seguito. Anche in questo caso una famiglia cattolica e una islamica, con la voglia di aprirsi alla condivisione della vita e dell’affido di minori. E così “L’Albero della Macedonia” si è ulteriormente popolato: in totale ora alla cascina vivono otto adulti con i loro undici figli più quattro minori in affido. E altri quattro ne arriveranno alla fine del 2010 o all’inizio del prossimo anno.
Dalla Cooperativa Comin è giunta Paola, l’educatrice, che sarà affiancata da una collega nei prossimi mesi. In una cornice di allegria e di colori, mons. Giovanni Giudici, nel benedire la comunità, ha sottolineato che “si tratta di un’esperienza preziosa per un futuro positivo da indicare a questa nostra società che vive l’avvicinamento delle culture e delle religioni differenti con una certa fatica. Esempi come questi, così impegnativi e generosi, sono un incoraggiamento forte a proseguire in tale opera di avvicinamento”.
Dialogo tra religioni
L’Albero della Macedonia può essere considerato come il primo risultato tangibile di quella volontà di dialogo tra fedi diverse alimentata dalle comunità cristiane e musulmane milanesi che aderiscono al Forum delle Religioni. Un’esperienza nata dieci anni fa sotto la “Tenda del Silenzio”, come è stato chiamato lo spazio allestito alle Colonne di San Lorenzo a Milano e che in alcuni giorni si trasforma in occasione di incontro tra persone di credo differente.
Le difficoltà naturalmente non mancano, sono quelle che deve affrontare ogni giorno una famiglia così numerosa e allargata. La regola vuole che un adulto per nucleo lavori, al fine di garantire una fonte di reddito sicura. Quindi in quattro hanno un’occupazione stabile, mentre gli altri quattro si incaricano di provvedere al buon andamento della struttura e gestiscono i bambini al ritorno da scuola. Beppe, il capofamiglia di uno dei due nuclei che hanno dato origine all’Albero della Macedonia, spiega che la Cascina è formata da quattro abitazioni separate a tutela dei momenti di vita privata e familiare nel senso stretto del termine. Naturalmente sono numerosi gli spazi comuni che consentono di condividere nell’arco della giornata gli aspetti più comunitari della scelta.
“Non è sempre facile la convivenza –sottolinea con franchezza realistica Beppe – e anche i nostri figli, soprattutto inizialmente, ci hanno riempito di domande. L’aspetto veramente positivo è che stanno crescendo come fratelli diversi ma uniti dalla condivisione della stessa realtà. È un po’ il concetto che ognuno di noi dovrebbe metabolizzare in questa società ormai sempre più multietnica. L’obiettivo è quello di educare noi stessi – e anche loro – a sentimenti di condivisione, di pace e di tolleranza”.
E a proposito di tolleranza, chiediamo a Beppe come giudichi il cammino di integrazione della loro comunità all’interno di Monticelli Pavese e, allargando un po’ i confini, del Pavese. Se si sentono mal sopportati, tollerati o piuttosto accolti. “La reazione della gente a questa nostra esperienza è stata veramente positiva e lo dico senza ipocrisia alcuna – precisa Beppe – forse anche perchè noi per primi abbiamo cercato di aprirci alla gente e non di restare una specie di ‘cattedrale isolata’ nella campagna pavese. I cancelli della nostra cascina sono sempre spalancati, chi lo desidera può incontrarci e verificare di persona come sia possibile convivere serenamente tra persone di religioni e razze differenti. Inoltre, credo che la gente abbia capito che gli stranieri possono anche essere utili a un territorio. Nel nostro caso, ad esempio, gli undici bambini hanno consentito alla scuola del paese di sopravvivere e quindi di mantenere in essere un servizio importante per tutti. Non diamo problemi, anzi offriamo il nostro contributo per risolverli”.
Il fienile dei sogni
Contemporaneamente all’inaugurazione della comunità è stato anche presentato il progetto “Il fienile dei sogni” : l’intenzione è quella di realizzare accanto alla cascina un luogo aperto e dedicato alla preghiera per i fedeli di qualsiasi credo, lasciato quindi volutamente senza caratterizzazioni religiose. Il fienile è ancora tutto da ristrutturare, ci sarà molto da lavorare, ma le idee in proposito sono già ben chiare e l’intenzione è quella di ritagliare anche uno spazio da adibire a foresteria per ospitare gruppi di preghiera, scout o pellegrini in visita. Alla presentazione del progetto era presente anche Giovanni Storti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, fortemente impegnato sul fronte del dialogo interreligioso.
Il pensiero conclusivo di Beppe è di quelli che lasciano spazio alla riflessione. Così infatti si esprime: “In tanti mi chiedono se sia stata una scelta difficile. Rispondo che sicuramente non è facile, ma preferisco chiamarla scelta di libertà. Mi ritengo fortunato perchè mi è stato concesso di fare ciò in cui ho sempre creduto e mi sento anche di dire a tutti che nella vita non bisogna rinunciare ai propri sogni, ma provare sempre a realizzarli. Le difficoltà ci sono ovunque ma se veramente credi in qualcosa alla fine riesci a risolvere tutto con un sorriso”.