Modelli di illegalità

Letture al femminile di chi vive la zona grigia dell’illegalità di comodo.
Giuliana Cacciapuoti (Docente di cultura arabo-islamica, ricercatrice Università di Napoli )

Se oggi parliamo di donne e mafie, è necessario ricordare quella spaventevole “emancipazione femminile” o parità di genere che si è affermata ai vertici della camorra: madri, sorelle figlie dei boss e ancora, le ragazze, donne del capo, che accettano soprusi e sottomissione,il coltello veloce contro sguardi di troppo, un modello violento per loro vincente e affascinante. Donne aggressive e spietate, gratificate dell’attenzione del capetto emergente di turno, minorenni protagoniste di video canori dove i sogni sono di disarmante subalternità.

In un contesto dove la camorra è sistema di mala/vita organizzata non sono solo loro le donne protagoniste di questa riflessione. Dove il “crimine organizzato” è vincente il clima e la mentalità di diffusa illegalità inquinano la vita quotidiana.

Certo molte donne, dicono no. Le insegnati delle scuole sentinelle di legalità, le donne delle associazioni, le tante persone oneste e operose che ogni giorno si oppongono a questo sistema. Ma è sempre più duro e difficile. Cullarsi nel comodo lasciarsi andare, abbandonarsi al flusso della marea montante dell’illegalità, pensiero semplice e opportunista, che in mille rivoli si infiltra, e che lo sguardo attento e acuto sulla quotidianità non può distogliere e, invece, chiude gli occhi con colpevole indifferenza e inizia a frequentare la zona grigia dell’illegalità di comodo. Donne normali che, fingendo di non sapere che ogni regola infranta è un soldo regalato alla criminalità organizzata, donne che con un consenso silente per il sistema del più forte, la camorra ha hanno saputo imporre e”far condividere” un modello di ordinario sopruso, da cui purtroppo oramai solo pochi si sentono esclusi. Ecco allora, sparsi e non in ordine di importanza alcuni racconti minimi di ordinaria diffusa e accettata illegalità di cui sono protagoniste, non solo le camorriste, né le resistenti, ma le donne quotidiane.

Sono atti giornalieri, colti camminando per le strade della città, osservando la gente, signore oramai inconsapevoli o troppo abituate a gesti e atti così palesemente illegali da non pensarci proprio più, diffusi senza distinzione di genere, censo e professione e senza confini tra centro, quartieri eleganti e periferia.

Motorini 

In una città, dove metà delle strade sono in perenne “lavori in corso”, il traffico impazza e i mezzi pubblici non sono il massimo dell’efficienza, si gira in motociclo. Peccato che molte mamme, eleganti e raffinate, carichino sul medesimo fino a tre figli, senza casco all’uscita di scuole bilingue, private costosissime e status symbol. Temo le risposte insolenti, se mai gli si facesse notare che proprio questo non si fa, temo non pensino proprio a regole di attenzione, rispetto e salvaguardia di loro stesse e dei figli.

Senza l’onestà

È una bella indagine della cronaca locale. Finti ciechi, finti pazzi, finti paralizzati. Dirigenti, medici, amministratori, politici locali a organizzare e un bel blitz della polizia che fa scoprire che a imbrogliare non sono stati solo i poverelli, come se la miseria potesse mai giustificare, ma anche tante dignitose signore, impiegate, insegnati e professioniste. Brave, bell’esempio.

Abiti eleganti e pizzo 

Acquistare un abito di marca, in un negozio cittadino comporta alcune fondamentali operazioni: accertarsi che sia davvero un originale,che non si frequenti un negozio aperto per riciclare danaro sporco per non sostenere con i propri soldi commercianti poco onesti o direttamente parenti di camorristi: Il rischio, infatti, e che ti rifilino la veste tarocca , inutile fingere, negozi così anche nelle strade eleganti. I commercianti onesti fanno fatica, tra concorrenza sleale e la minaccia del pizzo. Spesso il cliente, nonostante il commerciante onesto, paga due volte: tasse statali e tasse locali, e non è federalismo fiscale.

Ragazze

Sono bambinette, volti acerbi eppure truccatissime, le incontri molto spesso se giri nel centro città.

Sfrecciano sui loro motorini, incuranti,anche a notte fonda, e incurate da quelle mamme fintamente descritte come generose e amorevoli. Piezze e’core’ sono i figli maschi. Le femmine, piccole domestiche al servizio di mamme poco accoglienti. Che non fossero mamme buone lo fa notare una prof. di lettere della scuola media. Spesso, parlando con queste piccole donne già indurite dalla realtà, ho provato a immaginare il loro futuro; si descrivono parrucchiere, estetiste, pellettiere, a nero, non c’è verso su questo punto, non sono mai riuscita a convincere quanto valga un salario regolare,e poi sposate, prima possibile, per sfuggire alle loro mamme distratte, che spesso le tengono a casa per le pulizie e la scuola se la devono scordare. 

Mozziconi di sigarette

Non ho mai visto in nessun luogo del mondo tante cicche gettate per strada, ma tante, dovunque, gettate con noncuranza, con lo stesso gesto sfacciato, lanciato da tante persone per strada, senza che il gesto volgare raccolga un qualsiasi senso di disapprovazione soprattutto nei circoli chic. Nel cortile monumentale e nel vicolo sottostante, dalla soglia del negozio al finestrino dell’auto. Non c’è altro da aggiungere, credo.

 Sono importante

Ogni comunità si dà le sue regole e queste sono le regole qui dettate: agisci da prepotente e verrai considerato. Mostrati disponibile, attento e cortese, e verrai sopraffatto. La gente non cammina più con il sorriso sulle labbra, ma cupa e corrucciata. Un’operatrice sociale ha indicato come habitus comportamentale degli studenti lo stile scippatore, e ha ancora tristemente ragione. Pesante considerazione e dura constatazione. Si attendono prove di smentita. 

Conclusione 

Saltate dunque tutte le regole? Si fa ciò che si vuole senza controlli e senza limiti? Un quadro a tinte fosche? Sì. Si vive male qui? Sì, certo. Si sente la mancanza di una comunità che condivide? Sì. Ora l’ho descritto cosa secondo me è camorra diffusa e non criminalità organizzata. Si baratta ogni giorno dignità per quieto vivere illusorio, il privilegio piccolino, la scappatoia, la fila saltata, l’inghippo furbetto e il baratto si risolve in un solo concetto: rinunciare a esercitare il mestiere di cittadino e rinunciare alla pari dignità… E segnare, per sempre, con gesti quotidiani di ordinaria indifferenza il destino di ragazze e ragazzi che aspettano solo attenzione e incoraggiamento per riuscire, se vogliono, a cambiare. Questo è il mio punto di vista. Accusatemi di pessimismo, tacciatemi di disillusione, censuratemi per eccesso di lucidità, ma voglio essere impietosa. Mi immalinconisce, e la fatica è costante e davvero il sole e il mare luccicante della cartolina irreale che ancora si riesce ad ammirare, nonostante tutto, non riesce a cancellare la perenne sensazione di impotenza della diffusa illegalità quotidianità.

La città di cui ho raccontato è Napoli: è qui che abito. Questo sottile miasma venefico, e non viene dai rifiuti, l’illegalità, sta cambiando la prospettiva. E l’idea per la vita futura. Ogni giorno, mi tocca riflettere, nelle piccole esperienze quotidiane, come l’illegalità, l’indifferenza, l’inerzia civile stiano sottilmente avvelenando il tessuto vitale della metropoli. Eppure oltre il mare, non c’è nulla di più, e molti si meraviglieranno, dolce in questa città dall’aria tiepida e dorata nell’autunno, dell’aria di Scampia; nonostante gli orrendi palazzi di cemento, l’aria leggera che si respira, memoria della bella campagna che lì c’era, porta a scoprire nelle ragazze e nei ragazzi del liceo locale, incontrati durante le lezioni della scuola di solidarietà e di diritti umani, un’altra idea di città e dedicare alla loro attenta partecipazione civile  questo breve scritto.

 

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