A ciascuno la sua libertà
La Giornata della Pace, che ci prepariamo a celebrare con la marcia del 31 dicembre, è dedicata alla libertà religiosa. Oggi la libertà di credere e di professare la fede trova condizioni culturali e legislative diverse. Vi sono luoghi in cui è consentito il culto, ma sono regolate strettamente le relazioni tra appartenenti a religioni diverse; in altri contesti politici ci si è confrontati con persecuzioni aperte, e altrove vi sono forme striscianti di discriminazione. Vi è oggi alla ribalta il caso della Nigeria, in cui povertà, incertezza, paura diventano miscele incendiarie che la diversità religiosa fa solo esplodere.
In genere, tuttavia, si può dire che le ragioni dei conflitti che hanno per base la religione e l’ostilità nei confronti della religione cristiana non vanno cercate nella teologia ma piuttosto nella politica.
Ecco perché è importante riflettere sulla libertà religiosa e collegare questo tema con la questione della libertà nella società. È difficile immaginare un Paese senza libertà religiosa che si possa considerare democratico e, viceversa, non è facile pensare a un Paese senza libertà civili e politiche dove si possa godere di autentica libertà religiosa.
Anzitutto intendiamoci allora sul termine libertà, senza aggettivi. Siamo soliti parlare di libertà da condizionamenti, quali il bisogno di cibo, di salute, di cultura; vi è la libertà di compiere scelte per realizzare se stessi; vi è la libertà dall’ansia e dalla paura. Ma qual è la radice della scelta libera dell’uomo?
L’uomo che respira, “l’uomo che cammina”, è l’uomo che progetta se stesso e che per questo si mette in relazione con gli altri. È libero l’uomo che riesce a rielaborare il proprio passato e, riflettendo sulle esperienze vissute, si muove verso un futuro. È libera la persona che sceglie qualcosa che gli sta davanti, progetta, appunto.
L’immagine più chiara di che cosa sia la libertà, e di quale sia il suo costo, è fornita dalla vicenda degli ebrei che escono con Mosè dalla terra d’Egitto, dal paese della schiavitù. Essi abbandonano le condizioni di sottomissione senza diritti, ma nelle quali godevano di relativa sicurezza: il cibo, l’abitazione. Durante tutto il viaggio verso la Terra Promessa essi, liberati e in cammino in un pieno esercizio di autonomia religiosa e civile, vivono un difficile equilibrio tra la volontà di un futuro nuovo, e l’attrattiva di memorie dolorose ma accompagnate da ricordi di sicurezza materiale.
Libero è l’uomo, la donna che hanno il coraggio di continuare a desiderare il nuovo, e non si accontentano del passato. All’origine della libertà è l’amore a una condizione più conforme alla propria dignità, ai propri desideri di pienezza e di relazioni positive con gli altri. Anche a costo di rischiare di mettere in discussione aspetti attraenti e immediatamente utili della vita.
Religione e libertà
L’esperienza di accoglienza della chiamata accettata da Abramo e poi vissuta in pienezza da Gesù, comporta un dialogo con Dio; si tratta di un “legarsi con” Dio nella persuasione che in questo rapporto personale si radica la vita stessa della donna e dell’uomo. Ecco perché, per la persona religiosa, il rapporto con Dio è il luogo sorgivo della propria identità e della capacità di stare tra le altre persone in un rapporto fecondo di incontro, di dono e di accoglienza.
Per quanto ci riguarda, Cristo è maestro e protagonista della libertà religiosa. Ha perseguito, infatti, un modello di vita umana positivo e attraente nel quale il progetto di sé è coinciso con la decisione di abbandonare quelle regole consolidate di difesa delle ricchezze, di uso egoistico del potere, di religiosità ritualistica e formale, che causavano una società malata, ingiusta, portatrice di morte. La libertà dal legame con un presente inaccettabile conduce Gesù a un rapporto nuovo e finalmente solidale con gli altri, a un rapporto di figliolanza affettuosa e gioiosa con Dio. Per lui il contraddire regole da tutti accettate, conduce alla condanna e alla morte.
Egli è uscito dalle forme egoistiche e perciò false e violente di vivere; ha rifiutato di accogliere le prospettive di futuro offerte nel deserto dall’avversario. Gesù, uomo libero, non trova spazio nella vicenda del suo tempo e del suo Paese; la sua scelta lo porta alla morte, ma proprio nel morire e nel risorgere dimostra, in maniera definitiva, che il futuro per ogni persona non è la vita biologica, il denaro, la forza, la gloria, ma la scelta libera di ascoltare la Parola di Dio, di obbedire alla sua legge, di amare il fratello come sé stesso. Questi sono i comportamenti che affidano il futuro a Dio, e Dio saprà donare la vita a chi sta in alleanza con Lui.
Il cristiano, a partire dalla propria esperienza religiosa, sa riconoscere quanto è liberante per gli uomini e le donne che vivono tradizioni religiose diverse, la fede in Dio. La divinità è presente in ogni cosa, è luminosamente trasparente in ogni valore, è prossima a manifestarsi nella vita delle persone. Chiunque, a qualunque tradizione religiosa appartenga, sa apprezzare la presenza di Dio a garanzia della libertà di scelta del proprio futuro. L’esperienza della fondamentale importanza della libertà religiosa aiuta ogni credente maturo a stare di fronte con rispetto a chi si dice non-credente, a chi non ha esperienza religiosa ed è tuttavia portatore di una saggezza che si esprime come dedizione personale alla giustizia, alla solidarietà. Il credente, in questi casi, avverte che alle persone aperte al trascendente, è donata la speranza e l’attesa circa il futuro, essi come lui sono persuasi di poter vincere le condizioni di vita che non consentono il rispetto, lo sviluppo, la dignità per ogni persona.
La scelta del Papa di dedicare alla libertà religiosa la giornata della pace, ci impegna a domandarci quanto la conoscenza e il rispetto per il valore della libertà religiosa è presente nella storia della Chiesa e nella dottrina e nella pratica delle comunità cristiane italiane.
Il rispetto degli altri
Il tema del rispetto per la religione di chi non è cristiano percorre tutta la storia della Chiesa. Pure in tempi nei quali l’attenzione alla soggettività della persona era ridotta, si manifesta una cura del tutto singolare per questo aspetto dell’esperienza umana “…il tuo proposito di condurre i giudei al culto della cristianità…è da te compiuto con disordinato fervore… Si legge infatti che il Signore nostro Gesù Cristo non ha ridotto con la violenza nessuno al suo servizio, ma con l’umile esortazione, avendo lasciato a ciascuno la libertà del suo arbitrio, non giudicando ma effondendo il proprio sangue…”.
Così scrive papa Alessandro II nel 1065 a Landolfo, principe di Benevento. Altre indicazioni di questo tipo riappaiono, di tanto in tanto, nelle prese di posizione dei pastori e dei maestri spirituali in situazioni nelle quali ci si dimentica della essenziale libertà dell’uomo che onora il Dio.
Noi oggi, tuttavia, viviamo la problematica della libertà religiosa come figli del nostro tempo; il diritto alla libertà religiosa è fondato sulla dignità della persona e fa parte di quegli spazi di rispetto che nascono nell’ambito della rinnovata consapevolezza del valore di ogni donna e di ogni uomo.
La comunità cristiana dall’impatto con l’Illuminismo, che aveva contrastato in forme estreme il diritto della Chiesa a insegnare e a proporre la sua dottrina, ha sviluppato una reazione decisa per richiamare la propria specificità e il diritto di proporre la verità rivelata. Ecco la ragione per la quale si è sviluppato nella dottrina della Chiesa il diritto della verità a essere annunciata, e solo in subordine, il diritto della coscienza. Con la conseguenza che, fino al Concilio, era dottrina corrente la richiesta di libertà religiosa, ma con la riserva che anzitutto vi fosse l’impegno a garantire la verità proposta dalla dottrina cattolica.
I padri conciliari attraverso il dibattito e poi la votazione della dichiarazione “Dignitatis Humanae”, hanno compiuto un interessante cammino intellettuale e spirituale che li ha portati a riconoscere che la libertà religiosa è comunque e sempre un diritto; essa infatti consente al credente di accettare da Dio la chiamata personale, in una determinata tradizione religiosa oppure nel sacrario della propria coscienza. Si è voluto ugualmente riaffermare che la verità va sempre ricercata per adeguare a essa la propria coscienza e le scelte conseguenti.
La libertà religiosa va, dunque, apprezzata da ogni battezzato; il Concilio ci invita a riconoscere che la verità, in qualsiasi campo, va amata e difesa ma mai con la diminuzione del fratello, o a scapito della sua libertà di coscienza. Resta a noi continuare l’impegno di dischiudere la strada a nuove strutture e leggi sempre più favorevoli alla libertà di coscienza di ogni uomo.