Una lezione di giornalismo e di responsabilità da Anabel Hernandez
Il lavoro giornalistico investigativo che ho realizzato ha avuto come unico proposito quello di denunciare la corruzione e l’impunità che ci danneggia sia come società che come individui, facendoci sprofondare in questi anni di buio. Non è una questione personale, si tratta di esercitare un giornalismo fatto di resoconti e di fare luce dove ci sono molte ombre. Tutti i personaggi pubblici, in particolare i funzionari e gli ex funzionari, sono obbligati ad essere soggetti a un giudizio pubblico e a dare conto sulle loro attività pubbliche. La loro risposta dovrebbe essere quella di dare spiegazioni e non di ordinare la scomparsa dei giornalisti che svolgono il loro lavoro. Ho scritto i miei articoli ed il mio libro più recente conoscendo i rischi collegati, tuttavia l’ho fatto convinta che la verità fa male ma ha effetti curativi. Credo che ciascuno di noi abbia la responsabilità di fare la sua parte, dalla trincea dove ci troviamo, per combattere la corruzione. Ed io provo ad adempiere con i doveri che mi derivano dall’essere messicana, madre di famiglia e giornalista. Sono una donna normale e con il mio lavoro ho voluto dimostrare che tutto ciò è possibile. La corruzione prospera nel silenzio e la mia unica “colpa”, quello che probabilmente ha provocato l’ira delle autorità, è che ho osato non mantenere il silenzio e, al contrario, fornire alle persone il potere del conoscere determinate questioni. Questo è ciò che temono. Nel contesto della morte impunita di decine di giornalisti non sono disposta a diventare un numero in più di questa classifica. Lotterò per la mia vita e per il diritto alla libertà di espressione che, alla fine dei conti, è un diritto di tutti.