Quando si perde la memoria
Al di là delle voci di popolo, resta un mistero il dietrofront dell’amministrazione comunale di Pagani (SA) dalla decisione di intitolare una piazza a Marcello Torre. Un uomo tutto di un pezzo e un sindaco incorruttibile. Ucciso l’11 dicembre 1980 su ordine di Cutolo perché a chiare lettere aveva scelto di opporsi alle infiltrazioni camorristiche nel piano di ricostruzione del post-terremoto. Ragioni politiche o di opportunità non possono offuscare una memoria che consegna alle generazioni future il patrimonio dell’onestà, del servizio alla comunità, del rispetto-promozione del bene comune. Sono segni troppo alti per poter essere barattati con interessi di cortile. Non si tratta di una lapide in più ma di una testimonianza da porre in alto perché tutti possano vederla. Perdere la memoria è come smarrire la bussola per scorgere la direzione da seguire. Una bussola importante per la politica, oggi più che mai, e per tutti. Lucia sua moglie e Annamaria sua figlia, indignate, ci fanno sapere che “l’attività professionale di Marcello, il suo impegno politico e il martirio civile non hanno bisogno di riconoscimenti tardivi”. A noi piacerebbe ascoltare parole di scusa da parte di chi ha revocato la delibera e sapere che il prezzo di una vita è infinitamente più alto del nome di una piazza e di una delibera comunale.