Non possiamo tacere
Egregio Direttore,
Il mio disagio è diventato disgusto e interpreto ormai ogni silenzio, inevitabilmente, come un tacito consenso. Sicuramente avrà già capito a cosa mi riferisco, perché sono certo della sua tristezza e della sincera preoccupazione che starà provando in questi giorni, per il bene della Chiesa che è in Italia.
Come sacerdote ed educatore sono profondamente a disagio e provo esattamente quello che il Cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi diceva recentemente nel suo discorso alla vigilia della festa di San Carlo Borromeo: “L’Italia oggi è malata come ai tempi della grande peste. L’immoralità si espande in tutti gli strati della nostra società. Il problema più grande lo hanno quei genitori che devono spiegare ai loro figli quello che sta accadendo. E che forse hanno figlie dell’età delle giovani donne, le cui fotografie si vedono in tutti i giornali.
L'opinione pubblica sembra distratta da frivolezze, non avvertendo la gravità del momento. Ho però la speranza che prima o poi la nostra società trovi la forza di reagire e di rinnovarsi".
In effetti appare sempre più evidente che non possiamo più tacere.
"Si parla tanto di valori - ha affermato l'arcivescovo di Milano - si brandisce questa parola come un programma e uno scudo, ma poi ci si comporta ispirandosi a principi molto diversi, si contribuisce a diffondere modelli educativi vuoti e pericolosi, soprattutto per le nuove generazioni. Non si deve scindere mai l'aspetto privato da quello pubblico. Soprattutto quando si hanno particolari responsabilità, in ogni ambito, il privato e il pubblico coincidono. E bisogna comportarsi in modo coerente con quel che si dice". (17 gennaio 2011)
E' chiaro che non possiamo più barattare un sostegno alla nostra presenza cristiana nella società italiana in cambio del silenzio di fronte all'arrogante degrado del potere istituzionale.
Il presidente del consiglio dice di volere difendere la sua privacy, ma non c’è privacy per chi ha portato i suoi fatti «privati» in televisione, come sulle copertine dei rotocalchi il suo“ritratto di famiglia”, modello per tutti gli italiani.
Il presidente del consiglio potrà continuare ad andare orgoglioso del suo stile di vita, ma se noi pastori l'approviamo, diventiamo responsabili di una degenerazione morale dalle conseguenze incalcolabili, non solo legate alla morale sessuale, ma a una serie consequenziale di aspetti fondamentali della vita: il valore della persona umana, il rispetto della donna, l'educazione alla legalità, il rispetto e la cura per i giovani, ecc. O forse dovremo suggerire ai nostri penitenti di lasciar fuori del confessionale la coerenza e il rispetto delle leggi che, a tutt'oggi, valgono anche per un capo di governo, pur miliardario?
Non sono solo sconcertato per lo squallore di questa vicenda in cui viene ridotta ad oggetto di godimento sessuale una persona, donna e minorenne.
Non sono amareggiato solo dall'acquiescenza del Paese che si limita a cercare giustificazioni o impossibili attenuanti basate su affermazioni dello stesso presidente del consiglio: “non è successo niente”.
Non sono preoccupato solo della credibilità e della dignità di chi ci governa.
Sono anche perplesso per il silenzio di gran parte della Chiesa a questo riguardo.
Come cittadini e come cristiani non possiamo più trascurare la gravità di una situazione generata da comportamenti moralmente indifendibili, anche se venissero giudicati legittimi dalla magistratura.
Come prete, mi sento chiamato a riflettere: nei prossimi anni io e i miei confratelli cercheremo di mettere in pratica le indicazioni pastorali di due importanti eventi della Chiesa italiana: “Educare alla vita buona del Vangelo” e “Cattolici nell'Italia di oggi. Un'agenda di speranza per il futuro del Paese”. Ma come imposteremo il decennio dedicato all'educazione in un contesto politico e sociale talmente degenerato da disorientare la gran parte dei cristiani? E come realizzeremo i propositi della Settimana Sociale in una nazione stravolta fino alle radici dei suoi principi costituzionali?
Che modello di famiglia presenteremo alle giovani coppie nei corsi per il matrimonio? Dovremo forse “aggiornarci” avvilendo il progetto dell'amore di Cristo sull'uomo e sulla donna rinunciando alla nostra missione educativa?
E cosa potrei rispondere al giovane catechista Matteo che mi ha chiesto di motivare il silenzio della Chiesa in questa situazione, proprio mentre egli sta faticosamente maturando la scelta cristiana della sessualità come dono, fedeltà e impegno?
Se anche fosse possibile isolare questo episodio di malcostume dal disastroso contesto in cui i politici ci stanno conducendo attraverso il disconoscimento dei diritti dei lavoratori, la collusione con le lobby mafiose e l'imbarbarimento delle leggi sull'immigrazione, solo l'apparato accusatorio e l'ignobile accusa di induzione alla prostituzione minorile dovrebbe provocare un sussulto nelle coscienze.
E' per questo sussulto -sempre più manifestato all'interno della comunità ecclesiale- che mi permetto di scriverLe.
Se i cristiani come cittadini sono frastornati da tale degrado morale della vita pubblica, sono altresì amareggiati dal silenzio della maggior parte dei vescovi e attendono fiduciosi che anche i loro Pastori valutino in modo meno criptico e disincantato questa situazione.
A questo punto non si può più far finta che non stia succedendo nulla.
Per questo esprimo l'auspicio che il presidente del consiglio si presenti in tribunale nei prossimi giorni, nonostante egli abbia più volte espresso le sue riserve verso la giustizia italiana: “La magistratura è una malattia della nostra democrazia” (28 ottobre).
Direttore carissimo, questa mia sollecitazione nasce dalla sensibilità e dall'attenzione con cui Pax Christi, di cui sono coordinatore nazionale, partecipa al bene del Paese e delle comunità cristiane, nella fedeltà a Dio e agli uomini. Le partecipo la volontà mia del movimento di collaborare sempre più intensamente per far maturare il Vangelo della Pace, della nonviolenza e della riconciliazione.
Grazie dell'ospitalità
Don Nandino Capovilla
coordinatore nazionale di Pax Christi
Firenze, 17 gennaio 2011