Porajmos lo sterminio degli zingari
Mentre ciascuno deve prepararsi con scrupolo alla Giornata della Memoria della Shoah del 27 gennaio, non dobbiamo dimenticare le altre vittime dell’olocausto di quella ideologia impazzita che condusse alla persecuzione e allo sterminio. Porajmos è la parola romanì che indica il “grande divoramento” che le comunità rom e sinti subirono durante la seconda guerra mondiale. Porajmos perché non accada che quelle stesse persone siano divorate dalla dimenticanza o dall’ignoranza, dalla paura o dalle falsità storiche. Porajmos perché ci sono forme più sottili e sofisticate di divorare le diversità e anche oggi nessuno può dirsi immune dal virus che divora le intelligenze e porta a teorizzare l’inferiorità di qualcuno rispetto a qualcun altro. Porajmos che è assumere la tragedia di gente nomade sulle proprie spalle perché tutti vedano quel ch’è successo e quel che non deve più succedere. Perché agli zingari sia concesso ancora di cantare le proprie ballate con ritmi e danze e giravolte. Le loro fisarmoniche non accompagnino più la morte di Auschvitz dove nessuno ha tenuto il conto delle centinaia di migliaia di rom che passarono per il camino. Le fisarmoniche sono fatte per scandire l’allegria.