Voglio un Paese normale
Che pena andare all’estero e sentirsi ripetere sempre le stesse domande! Sulla politica italiana e sulle scelte degli elettori. Sulle abitudini dei politici e sul livello di corruzione. Sulle mafie e sulle loro complicità, contiguità, affinità... No. L’Italia non è tutta presa in ostaggio dietro il cancello di una villa di Arcore e non viaggia sotto scorta e tantomeno si lascia frequentare da escort. Al mattino lungo i binari della stazione, tra i pendolari della scuola e del lavoro, siamo un Paese normale. Attorno alla tavola della domenica e tra gli scaffali del supermercato siamo un Paese normale. All’alzare delle serrande e dietro il rumore di un trattore siamo un Paese normale. E scopriamo un Paese migliore quando conosciamo organizzazioni di volontariato che si spendono in silenzio per disabili, carcerati, anziani. Quando un gruppo di medici decide di turnarsi in un villaggio africano per curare i figli della fame. Quando un’insegnante accompagna un gruppo di scolaretti in un museo e quando non rispetta i ritmi del programma e racconta dei morti di mafia e dei sopravissuti. Gente senza medaglie e senza copertine lucide sui settimanali. Gente che siede sulle sedie di casa e non è mai stata ospite di un talk show. Gente normale. Gente migliore in un Paese normale.