I turisti della democrazia
Prima in Afganistan ad armare i talebani contro i carri armati sovietici e poi a bombardarli dopo l’11 settembre. Prima a vendere armi a Saddam in cambio di petrolio e poi a esportare la democrazia quando invade il Kuwait e a condannarlo a morte perché usava le nostre armi. Prima a fare affari con Milosevich e poi a bombardare in Serbia. Prima a rifugiarsi all’ombra di Ben Ali e poi a definirlo dittatore. Prima a cena con Mubarak e poi a fare il tifo per i giovani di piazza Tahir. Prima a stipulare ricchi contratti nella tenda di Villa Doria Pamphili con Gheddafi e poi a bombardarlo perché è un dittatore che spara contro la sua stessa popolazione. E l’elenco dei dittatori che lo erano anche prima è troppo lungo per poterlo scrivere tutto. È il turismo della democrazia. Diritti umani á la carte. Diplomazia delle porte a vento. Matrimoni di convenienza. Vergogne d’occidente dove chi non era alla Farnesina ha quantomeno la colpa d’aver taciuto e chi sedeva in Parlamento girava la testa dall’altra parte. Agenzie viaggio di una democrazia a tempo. Precari della garanzia del diritto. Escort del Mediterraneo.