Fondata sul lavoro
Giovani che vivono una situazione inedita perché i loro padri e i loro nonni non l’hanno vissuta. Il loro precariato era durato lo spazio di guardarsi intorno una volta terminati gli studi, presentare qualche domanda e fare qualche colloquio. Poi, bene o male un lavoro si trovava. Non sempre era "il posto" ma era almeno qualcosa che ti permetteva di guadagnare un salario e di mettere da parte i contributi per la pensione. Oggi questa prospettiva si è deformata. Non esiste. Giovani del curriculum e del call center. Giovani a trenta e trentacinque anni. Giovani senza vecchiaia perché la pensione chissà quando. Che hanno frequentato la palestra dell’università preparandosi a scendere in campo ma oggi non c’è partita per loro, anzi nemmeno un club che voglia (o possa) puntare su di loro, testarli. E così la comunità perde i cervelli e le energie migliori. Diventiamo tutti più vecchi. E qualcuno ci specula con stage e master, corsi e incentivi tutt’altro che disinteressati, lavoro nero e sfruttamenti camuffati da generosità ingegnosa. C’è un dramma che attraversa anche il nostro Paese ma la politica, le imprese, chi può e chi deve... sembra distratto da tutt’altro. Genitori preoccupati, ragazzi che si sentono falliti e si colpevolizzano senza motivo se un coetaneo ha avuto fortuna. E non è solo questione di soldi ma di vita. Di esistenze che pretendono di vivere. Fondata sul lavoro. Inventiamoci in fretta qualcosa perché è già tardi.