Un 6 politico?
Il 6 aprile 1992 iniziava l’assedio di Sarajevo. Suada Dilberovic è il nome della prima ragazza uccisa sul ponte di Vrbanja. Temo che pochi ricorderanno questa data.
Ci sono altri motivi che danno peso al 6... aprile. Una data che tocca da vicino un importante uomo politico italiano chiamato in giudizio a Milano. Si parlerà molto di questa udienza. Forse giustamente. Come si parlerà molto anche di un altro 6... aprile, a due anni dal terremoto in Abruzzo. Questo è proprio un 6 politico, perché tocca da vicino la politica, le scelte personali e pubbliche, gli impegni, le promesse di fronte a tragedie naturali... e non.
Verrebbe da chiedersi se sia il caso di dare il 6 a certi politici... Il 6 politico appunto, di altri tempi, molto prima della riforma Gelmini.
Certi personaggi politici non meriterebbero forse un 4 o anche la sospensione? Solo qualche esempio: C’è chi dice che questi 6mila tunisini arrivati in questi giorni sono uno ‘tsunami umano’. Chi dice ‘fora di ball’. Chi lancia insulti pesanti mentre, a Montecitorio, parla dal banco dei Ministri. Chi racconta barzellette hard ad alcuni sindaci, con tanto di fascia tricolore, che pure ridono e applaudono. Da vergognarsi! Non so se anche in questo caso ci verrà ricordato da qualcuno che bisogna contestualizzare. C’è chi vorrebbe cambiare la giustizia. Privatizzare l’acqua. Fare centrali nucleari sicure. E poi c’è chi pensa di vendere armi agli insorti in Libia, dopo che ne abbiamo vendute per milioni di euro a Gheddafi. Un vero affare. Come abbiamo fatto con Saddam, con il Kossovo, e con la Bosnia. Su Mosaico di pace abbiamo pubblicato anni fa una foto di contenitori di armi made in Italy usate dagli assedianti per bombardare la città di Sarajevo. Poi si è pensato di intervenire a bombardare quelle postazioni che avevamo armato. E dire che nel 1991 un autorevole ministro italiano aveva detto: “... tre giorni di tempo e questa guerra è finita!”.
E la storia si ripete!
Si potrebbe mandare un sms a diversi politici, per chiedere: “6 1 politico ?”
E c’è un filo conduttore che unisce le diverse vicende di questo 6... aprile: le donne, i soldi e le armi. Tutto è oggetto di consumo. Tutto è merce! Tutto ha un prezzo! Non esiste più la persona. Negli anni della guerra in Bosnia oltre 20 mila donne sono state stuprate. Le donne, in ogni guerra, sono le vittime più calpestate! Dove ci sono soldati, spesso c’è sfruttamento della donna. E poi la donna non era considerata il riposo del guerriero? Il maligno aggiungerebbe... ‘anche di qualche politico’.
Chiudo, per non dimenticare Sarajevo e il suo tragico 6 aprile, con le parole di mons. Sudar, vescovo ausiliare della capitale bosniaca: “... Riconosco di essere stato convinto anch’io che l’uso della violenza sia utile e necessario quando si tratta della libertà dei popoli. Dopo aver visto e vissuto da vicino che cosa vuol dire la guerra di oggi, non la penso più così. Sono profondamente convinto, e lo potrei provare, che l’uso della violenza ha portato sempre un peggioramento”. E continua: “Ci hanno detto che non potevamo vivere insieme perchè eravamo diversi. E così hanno voluto e fatto la guerra. E gli accordi di Dayton, novembre 1995, di fatto hanno stabilito quello che era stato già deciso con la guerra. Hanno dato ragione alla logica della guerra, della divisione, non della pace e della convivenza. Io sono convinto che la pace oggi, non solo per la Bosnia ma anche per tutta l’Europa, si deve fondare sulla convivenza tra diversi”.