Il silenzio di un poeta
Hanno trasformato il Messico in un Paese degli orrori. Ieri la scoperta di una fossa comune al confine con gli USA con 59 nove corpi di giovani. Migranti che andavano a cercare pane nel mondo dei ricchi. Come nei casi precedenti probabilmente si trattava dei più poveri tra i poveri. Di quelli che, sequestrati dalle bande criminali, non potevano contare su famiglia o amici che pagassero un riscatto. Qualche giorno fa hanno ucciso otto ragazzi a Morelos in Cuernavaca e, tra questi, il figlio 24nne di Javier Sicilia, uno scrittore, giornalista e poeta che ha scritto una lettera aperta e che ha letteralmente scosso il Messico provocando manifestazioni in 38 città messicane. Sicilia ha scritto anche una poesia profonda, bella, autentica. In attesa di una migliore traduzione italiana, provo a tradurla io.
“Il mondo non è più degno di parola
Ce l’hanno soffocata dentro
Come te (ti hanno asfissiato),
Come te
ti hanno strappato i polmoni
E il dolore non so mi separa
Solo resta il mondo
Per il silenzio dei giusti
Solo per il tuo silenzio e il mio silenzio, Juanelo”.
“Il mondo non è più degno di parola, è la mia ultima poesia, non posso più scrivere di poesia… la poesia non esiste più in me”.