Il mio voto
Questa mattina ho votato. Forse è solo l’illusione di un idealista ma mi sento più cittadino. “Io non mi sento italiano, - diceva Gaber - ma per fortuna o purtroppo lo sono”. La scheda è un vero e proprio lenzuolo piegato in più parti. Ho contato le liste. Mi sorprende che in un comune di poco meno di 55mila abitanti ci siano 27 liste elettorali! Mi chiedo se è il segnale incoraggiante di una partecipazione diffusa e della volontà di contribuire alla crescita del bene comune, di mettersi al servizio della città. Mi accorgo invece che si tratta della politica che pensavo impigliata tra i fili di ragnatela, quella che punta al rastrellamento del consenso inconsapevole. Ciascuno ha almeno un cugino, un marito, un figlio da votare. Più liste ci sono e meglio è per chi si candida a sindaco. Un’altra occasione mancata per aiutare la gente ad aprire gli occhi, per comprendere quale progetto di città hanno i candidati. Perché non si vince o si perde se viene o non viene eletto il cugino, ma se la giunta deciderà di cementificare le spiagge, di creare opportunità di lavoro per i giovani, di tenere pulite le strade, di scrutare l’orizzonte individuando i problemi e intuendo le possibili soluzioni. La politica vince solo quando il voto è segno della responsabilità che ti assumi.