Le armi delle moschee
“Abbiamo perso una battaglia, non la guerra”. “Abbiamo ancora un forte arsenale”. E così via. No, non si sta parlano della guerra in Libia (quasi dimenticata), sono purtroppo frasi della campagna elettorale a Milano.
Ma ciò che mi ha molto colpito e preoccupato, sono le parole di Formigoni, lunedì scorso. Il Presidente della Lombardia si presenta in tv con il volto sorridente, pacifico, sornione.
E alla fine la bordata: ‘Bisogna dire alla gente che Pisapia è quello che vuole le moschee’. Come una minaccia.
Poi nei giorni seguenti i toni si sono alzati. Bossi ha fatto le sue pesanti dichiarazioni, potremmo chiamarle ‘sparate’ ma non fanno sorridere, anzi. Insulti, rischio che Milano diventi zingaropoli, in mano a stranieri e ai centri sociali. Sono cose molto brutte, lo sappiamo. Si cavalca la paura. E ce ne sarebbe più che a sufficienza per riflettere, tutti!
Ma ritengo comunque molto grave e inquietante, anche perché passata sotto silenzio, la ‘minaccia’ di Formigoni: ‘Pisapia vuole le moschee’. Basta la parola. Moschea diventa sinonimo di pericolo, di minaccia.
Perché usare la religione nella campagna, nella ‘battaglia’ (come la definiscono loro) elettorale? Un luogo di culto usato come arma della paura, come minaccia, come ascia di guerra.
E a far questo è un capo politico che, oltrettutto, appartiene ad un’area molto ‘cattolica’. È preoccupante quando la religione viene usata nella politica. Tra l’altro andrebbe ricordato al cattolico Formigoni che la posizione della Chiesa ufficiale - non solo della Curia di Milano, spesso attaccata pesantemente - non è proprio come la sua. E poi esiste una Costituzione, che sarebbe da rispettare, credo. Si, è proprio brutto questo atteggiamento ‘aggressivo’ che ‘arruola’ anche la religione al soldo del capo politico di turno. E dire che quando Gheddafi è venuto in Italia e ha detto che tutta l’Europa sarebbe diventata musulmana non ha avuto rimproveri o reazioni. Anzi, applausi e baciamani. Sai com’è, gli interessi sono interessi. Poi dopo qualche mese... nientemeno che i bombardamenti! Quando la religione viene usata e strumentalizzata c’è da aspettarsi di tutto da parte di tutti.
Per questo bisogna vigilare e non tacere!
Chiudo ricordando due spunti di riflessione, per chi volesse.
Il dossier di Mosaico di pace, dello scorso luglio 2010, sulla Lega: ‘Un moderno tribalismo guerriero’.
La lettera di don Virginio Colmegna, già direttore della Caritas Ambrosiana e fondatore della Casa della Carità di Milano: “Rispondo con molta serenità e pacatezza alle preoccupazioni e ai giudizi espressi nell'articolo "Sacerdoti della Curia milanese firmano appello per Pisapia contro la Moratti" comparso venerdì 13 maggio su Tempi.it (http://www.tempi.it/sacerdoti-della-curia-milanese-firmano-appello-pisapia-contro-la-moratti).”
E conclude: “Invitare a non votare la Moratti, la ritengo una scelta non dogmatica, libera e indicatrice di una coerenza che invito a considerare e a proporre anche ai cattolici, a chi frequenta e pratica, ai preti e ai religiosi. Scelta parziale? Certamente, come lo è per tutte le scelte di politica amministrativa, ma per questo invito l'articolista a non richiamare il rapporto tra fede e vita per criticare questa indicazione perché è proprio da lì che nasce la mia responsabilità e la mia scelta di indicare di non votare la Moratti e il suo capolista. don Virginio Colmegna”.
Allegati
- Lettera di don Virginio Colmegna (70 Kb - Formato doc)