Il cambiamento
Il vento che cambia, si volta pagina, i segni del cambiamento... sono le espressioni più frequenti e, a volte abusate, di questi giorni. Bastasse una tornata elettorale per cambiare davvero, sarebbe già fatta. Ma così non è. La vera sfida comincia proprio adesso. Per verificare ad esempio che il manuale Cencelli (la scelta degli assessori nel rispetto assoluto delle proporzioni dei voti di ciascun partito) non prevalga sui bisogni reali della gente, che l’ordine delle priorità sia dettato realmente dalle necessità e non dalla tattica, che le promesse, i programmi e gli obiettivi non restino imbrigliati nella realpolitik, che si continui ad ascoltare la gente anche fuori dalla campagna elettorale. Per il nostro Paese è vitale cambiare il volto delle città, ma ciò di cui abbiamo maggiore necessità è una vera e propria conversione della politica. “Conversione”, perché il termine di riforma non è sufficiente a definire bene l’urgenza. Potremo dire che è cambiato il vento solo quando si comincerà a sottrarre alla palude della partitocrazia la gestione delle cose di tutti e a porre veramente al centro ciò di cui la gente ha bisogno.