Domenica vado a votare 3
Nella logica delle cose, se ci sono dei referendum e ci sono i relativi comitati che si sono impegnati a raccogliere le firme e a promuoverne le ragioni, sono essi i più titolati a sostenerne le ragioni pubblicamente. È davvero curioso in questi giorni assistere a programmi che da Ballarò ad Anno Zero, dai tiggì a Linea Notte del TG3, danno la parola esclusivamente ai rappresentanti dei partiti. Un segno francamente inquietante che rivela come funziona l’informazione in Italia e quale considerazione ricevono gli strumenti della democrazia. Sarebbe come invitare un agronomo a parlare delle relazioni diplomatiche del nostro Paese con la Birmania e un filosofo della morale a giudicare la ricetta dei ravioli in brodo di carne. C’è la volontà di boicottare l’appuntamento di domenica con la democrazia oppure la convinzione che solo i rappresentanti più autorevoli delle forze politiche conoscono tutti i temi e ne possono trattare? Una par condicio di facciata che, per essere davvero corretta dovrebbe aprire i microfoni ai comitati del Si e del No e invece lascia che bisticcino negli studi televisivi personaggi che devono giustificare le proprie posizioni del presente e del passato in materia di privatizzazione dell’acqua, di nucleare e di uguaglianza davanti alla legge. Anche per queste ragioni io domenica vado a votare.