Domenica vado a votare 4
Per riconciliarmi con l’acqua e con l’aria e con la libertà e con tutti i beni senza padrone. Perché potere è sostantivo ma è anche verbo. Perché non voglio lasciare in eredità scorie e radiazioni ma una speranza nuova. Un altro modo di vivere e di amare la terra, il mare, le nuvole e le montagne. Perché domenica reciteremo il salmo che dice “Perché voi, montagne, saltellate come arieti e voi, colline, come agnelli di un gregge?”. E finalmente capiremo la natura che prende parte alla festa degli uomini. O gli uomini che partecipano alla festa del creato. Domenica non ci saranno consorterie sedute negli scranni a votare seguendo gli ordini di scuderia, né “pianisti” a votare clandestini per il proprio vicino. Domenica si contano gli italiani. Contano gli italiani. Per abolire la furbizia elevata a sistema e il privilegio ostentato come conquista. Per dire nell’urna e nelle strade che bene comune è molto più che servizio pubblico e che non possono esserci ricavi, utili e profitti sulla sete. Per fermare le idromafie e riscattare la dignità d’essere cittadini e non sudditi.