La normalità della paura
Che la guerra è una brutta cosa lo leggi negli occhi della gente che abita a Kabul. È brutta la guerra. È brutto il terrore. È mostruosa ogni violenza. È brutta la paura. Si affollano le strade e i mercati per vincere con la normalità ciò che normale non deve diventare. Perché dopo dieci anni di convivenza con la paura... poi finisci che ci fai l’abitudine o che diventi “normale” e allora meglio addomesticarla. Dire che può capitare. Come un evento naturale. E naturalmente tornare alla vita quotidiana. Con il traffico, i venditori, gli aquiloni, i sacchi di sabbia e le barriere di cemento ai ministeri e alle ambasciate. La delegazione della Tavola della pace che in questi giorni ha visitato Kabul si è immersa in questa “normalità” per comprenderla e per intravedere, con gli occhi dei suoi abitanti, se non ci sia (dopo dieci anni) un parto nuovo che è possibile provocare. Una “exit strategy” dalla paura per tutte e tutti e non solo per la presenza militare straniera. Perché sarebbe un fallimento per tutta la comunità internazionale andarsene via lasciandosi alle spalle la normalità della paura. Certo che ci vuole coraggio a dialogare con tutti! Ma è l’unica strada. E generare un nuovo tipo di sicurezza.