L’elogio del limite
Circola a piede libero e senza argine alcuno la volontà di potenza che porta a prevaricare le leggi e i propri simili. Senza rispetto. Senza limite. Tutti gli spot pubblicitari altro non sono che un invito pressante, una persuasione - diuturna e continua - a superare se stessi. Ad essere più efficienti. Insuperabili. Un profumo, un’auto, un’appartenenza, l’iscrizione ad un club esclusivo, un biglietto dell’ultima lotteria. Nella classifica delle cause dei danni e dei mali di cui sono pieni i fogli della cronaca, la cultura dell’eccesso occupa i primi posti. Eppure è evidente che chi non riesce a dire di no, si ammala. Chi vuole andare sempre incontro a tutte le aspettative si scontrerà con la barriera dei propri limiti. Per questo c’è urgenza di ritornare a dire che nella natura è scolpita una linea invalicabile per ogni cosa. C’è un limite nel possedere e nel correre, nel contaminare e nel giocare. Una legge posta per preservare le specie, l’integrità del creato, la mente delle persone, le relazioni. C’è una saggezza antica nel riuscire a dire no. Innanzitutto a se stessi. Per questo è quanto mai necessario riscrivere un elogio del limite nelle coscienze e nella cultura.