EUCARESTIA come PACE e AZIONE NONVIOLENTA

Sono credibili le nostre eucaristie?

contributo all’incontro “Ma voi non così”, Roma 17-18 settembre 2011
13 settembre 2011 - Sergio Paronetto (Pax Christi)

Un’espressione famosa di Giovanni Paolo II, titolo del messaggio per la Giornata mondiale della pace 2002, è “Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”. Oggi possiamo dire che non c’è eucaristia senza pace, giustizia, perdono e rispetto del creato. Lo shalom messianico s’intreccia col pane eucaristico e con la “coerenza eucaristica” (“Sacramentum caritatis”, 2007, 83). Indico alcuni percorsi eucaristici per il "popolo di Dio" in cammino.
Non c’è eucaristia senza disarmo, disarmo delle menti, dei cuori, delle culture, delle religioni, dell’economia, della politica, del linguaggio, dei gesti: “disarmo integrale” annunciava Giovanni XXIII nella “Pacem in terris” (61, cfr 59-67), disarmo delle armi, delle basi militari e della corsa agli armamenti, per la riconversione delle spese militari, dei 15 miliardi di euro che l’Italia spenderà per 131 cacciabombardieri F 35 (assemblati a Cameri), trasformazione civile della presenza militare in Afghanistan, conclusione della guerra in Libia, cooperazione internazionale, politica di pace con mezzi di pace (cfr SC, 90). Se ne è parlato a lungo anche durante la Convocazione ecumenica di Kingston orientata alla definizione della "pace giusta". Eucaristia è anche sviluppo dell’ecumenismo che è vivere il ministero di ricerca della pace.
Eucaristia come pace è, quindi, opporsi alla guerra come “avventura senza ritorno”. Lo gridava inascoltato negli anni Novanta Giovanni Paolo II, autore di espressioni brucianti sul fenomeno bellico contemporaneo: “avventura senza ritorno”, “ spirale di lutto e di violenza”, “abisso del male”, “suicidio dell’umanità”, “crimine”, “tragedia umana e catastrofe religiosa”. Per lui “le esigenze dell’umanità ci chiedono di andare risolutamente verso l’assoluta proscrizione della guerra e di coltivare la pace come bene supremo, al quale tutti i programmi e tutte le strategie devono essere subordinati” (12 gennaio 1991).
Eucaristia è azione nonviolenta che per M. L. King si basa su 6 punti che convergono nella forza dell’amore, nell’agape biblica, nell’ “amore in azione che crea comunione” (“Pellegrinaggio alla nonviolenza"). Nonviolenza è cittadinanza umana, cantiere sociale, amore politico, stile di vita, etica, mistica, spiritualità, convivialità.
Eucaristia è economia di giustizia e lotta alle povertà, alla miseria, alle malattie. Sono stati 44 milioni nell’ultimo anno (2010-2011) coloro che sono caduti nella povertà come conseguenza dell’aumento dei prezzi del cibo, destinati a raddoppiare da qui al 2030 con il moltiplicarsi di rivolte e guerre del pane (cfr summit G 20 di Parigi 22 giugno 2011 sulla riforma del sistema alimentare mondiale). Per Nicolas Berdiaeff “il pane per me è questione materiale. Il pane per il mio vicino è questione spirituale”.
Eucaristia è attenzione operativa al dramma dei profughi, degli sfollati e dei rifugiati. Sempre 44 milioni sono i fuggitivi generati nel 2010 dalle violenze delle guerre e dei disastri naturali. La testimonianza di Laura Boldrini, portavoce dell’alto commissariato ONU per i rifugiati, è incalzante. “Non ci rendiamo conto delle proporzioni enormi di queste tragedie...”. Solo nei primi sei mesi del 2011 sono morte 1.600 persone nel Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere l’Italia. Per questo anche Laura ripete che le guerre non sono mai umanitarie, necessarie e inevitabili. Eucaristia è M. Oriente pacificato, nuovo IRAQ dopo una guerra che ha portato varie comunità rinchiudersi nei propri recinti, a isolarsi, a contrapporsi. Una delegazione di Pax Christi un mese fa ha incontrato m. L. Sako, vescovo caldeo di Kirkuk, per il quale “la vita quotidiana diventa umana quando si ha fiducia nel nostro vicino, quando la sua identità non è potenziale fonte di pericolo”. Egli diceva che la versione siriana del canto natalizio annuncia “la pace in terra agli uomini che sperano”.
Eucaristia è pace tra israeliani e palestinesi, abbattere il muro e tutti i muri. Potente è la mite immagine di chi a Betlemme e altrove il venerdì pomeriggio prega per la caduta del muro…Efficace è stata l'azione dei nonviolenti a Bilin. Eucarestia è solidarietà con lotte nonviolente palestinesi e israeliane, con tutti i parenti delle vittime; è solidarietà con Gaza con cui vogliamo mantenere un rapporto attivando presenze solidali anche con l’operazione Freedom Flotilla 2 ricordando l'amico Vittorio Arrigoni.
Eucaristia è fare del MEDITERRANEO non un cimitero di morti, scomparsi nelle acque anche perché respinti. La Pira immaginava il Mediterraneo come il nuovo grande lago di Tiberiade...Si deve ridare parola alla politica ma non si può educare alla pace (“vita buona del Vangelo”) senza alimentare questo sogno ad occhi aperti, sofferto e drammatico, ma proprio per questo credibile, cosciente di tanti problemi ma anche della bellezza di movimenti giovanili che hanno lottato e lottano, al di qua e al di là del Mediterraneo, con la nonviolenza per la libertà e la dignità, per una nuova Galilea delle genti: un evento emergente dalla terra di molti padri della Chiesa, di Charles De Foucauld con i suoi fratelli e le sue sorelle, di tanti martiri della speranza come i monaci di Thibirine, più forti di ogni odio, uccisi 15 anni fa, testimoni di Cristo “nostra pace” che offre il suo corpo per la riconciliazione dei popoli (Ef 2).
Eucaristia è fare memoria operativa dei tanti volti di pace, persone-dono-donate, quelli famosi e noti ma anche i semplici, l’eroismo quotidiano dei piccoli sconosciuti. Nella sua riflessione sulla nonviolenza come “deserto che fiorirà”, Rosemary Lynch, francescana operatrice di pace scomparsa pochi mesi fa (gennaio 2011), ricorda l’opera di tanti americani anonimi contro le basi nucleari, cui affianca Francesco d’Assisi, Gandhi, M.L.King, Teresa di Calcutta, Doroty Day, Cesar Chavez, T. Merton, L. Vitale. Aggiungerei oggi Ilaria Alpi, A. Politovskaya, Annalena Tonelli, l’opera di tante donne africane candidate al Nobel per la pace… Inevitabile pensare al vescovo martire O. Romero che diventa eucaristia offrendo il suo corpo durante la celebrazione eucaristica, e con lui Marianela Garcia, Chico Mendes, Juan Gerardi, Ignacio Ellacuria, Doroty Stang...
Eucaristia è rispetto e salvaguardia del creato. Recentemente i vescovi hanno pubblicato il documento “In una terra ospitale educhiamo all’accoglienza”. In esso si dice che “la Chiesa intende essere testimone dell’amore di Dio nell’offerta di se stessa; nell’accoglienza del povero e del bisognoso; nell’impegno per un mondo più giusto, pacifico e solidale; nella difesa coraggiosa e profetica della vita e dei diritti di ogni donna e di ogni uomo, in particolare di chi è straniero, immigrato ed emarginato; nella custodia di tutte le creature e nella salvaguardia del creato”.
Eucaristia è superare avidità e avarizia, imparando a condividere i nostri soldi, le risorse finanziarie, contro ogni illegalità e criminalità economica. In un testo recente, intitolato Soldi rubati, si dice che ogni anno in Italia abbiamo 160 miliardi di evasione fiscale, 60 miliardi di corruzione e 350 miliardi di economia sommersa pari al 20% della ricchezza nazionale. Se aggiungiamo 500 miliardi nascosti nei paradisi fiscali esentasse , superiamo i 1000 miliardi. Più della metà dell’intero debito pubblico. Una grande ingiustizia antitrinitaria e antieucaristica! Quante disuguaglianze gridano verso il cielo!
Eucaristia è pane spezzato come bene comune, bene eucaristico e trinitario. Invece di urlare con enfasi padroni a casa nostra preferiamo dire: siamo tutti ospiti di una casa comune di cui siamo responsabili. Apparteniamo gli uni agli altri, siamo membri della famiglia umana che per il cristiano è la famiglia di Dio, famiglia di uguali e di differenti. Il bene comune è il bene di tutti e di ciascuno, garantisce la differenza personale, l’unità sociale, la relazione conviviale. La Trinità è l’archetipo morale della famiglia umana. Ad ogni essere umano va riconosciuta la dignità della persona, la radicalità dell’uguaglianza e l’originalità della distinzione. Allora “che senso hanno i nostri segni di croce nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, se non ci battiamo perché a tutti gli oppressi vengano riconosciuti i più elementari diritti umani? Quando riusciremo a capire che le ingiustizie non sono solo causa di tutte le guerre, ma sono anche eresie trinitarie?” (Tonino Bello, Alla finestra la speranza). Nel contesto attuale carico di logiche guerriere, la costruzione della cittadinanza umana, che chiamiamo con Tonino Bello convivialità delle differenze, è certamente faticosa ma può diventare liberante e gioiosa all’interno di un cammino che converta tutti al servizio della dignità della persona.
Eucaristia è dire-vivere che nella mia città nessuno è straniero. È abitare città civili, “città eucaristiche" con percorsi di nuova cittadinanza e reti per nuovi stili di vita. E’ educarsi alla pace, adottare un linguaggio mite, vivere la nonviolenza come "movimento dell’amicizia liberatrice”, realizzare la Costituzione come carta del bene comune. Le discussioni sui criteri per il diritto di voto agli immigrati oscillano tra lo jus sanguinis (appartenenza etnica) e lo jus soli (residenza territoriale). Certo meglio lo jus soli e in questa direzione va la campagna “L’Italia sono anch’io”. In ogni caso occorre far emergere lo jus dignitatis humanae. Per la Dichiarazione universale dei diritti umani “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace”. E’ importante educare alla famiglia umana, all’inclusione relazionale (“Caritas in veritate”, 54), a realizzare buone pratiche sociali per il bene comune (la prima cultura da rispettare), prendersi cura delle persone (la prima verità da difendere), avere a cuore i più deboli (la gloria del diritto!). In Italia la cittadinanza umana è frutto di un cammino costituzionale del tutto aperto per “rimuovere gli ostacoli” che impediscono “il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione” (articolo 3 della Costituzione, ma anche 2, 10, 18, 19 e 20). Si può cominciare da una legge sul diritto d’asilo e sul diritto di voto. A tutela della persona si pone oggi il problema di sfidare le tendenze xenofobe anche con la disobbedienza civile aggiornando la tradizione biblico-cristiana del diritto d’asilo. A tale riguardo è possibile collegarci sia al Pontificio Consiglio per i Migranti (cfr “Erga migrantes caritas Christi”, 2004), sia al magistero della Diocesi ambrosiana e a varie realtà associative. Così il papa per la Giornata missionaria 2010:“In una società multietnica che sempre più sperimenta forme di solitudine e di indifferenza preoccupanti, i cristiani devono imparare a offrire segni di speranza e a divenire fratelli universali, coltivando i grandi ideali che trasformano la storia e, senza false illusioni o inutili paure, impegnarsi a rendere il pianeta la casa di tutti i popoli”.
Eucaristia è convivialità e mitezza. Isaia annuncia il principe della pace che “preparerà per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, di vini eccellenti” (15). Le immagini bibliche della fine dei tempi indicano comunione: il tornare a casa, il ritrovarsi, le lacrime asciugate, il vedersi faccia a faccia, il riconoscersi, il banchetto, la festa nuziale, la luce, il raccolto, il riposo...Eucaristia è la beatitudine dei miti che erediteranno la terra e i frutti della terra, i beni comuni. Quei miti operatori di pace pronti ad "alzarsi in piedi" per camminare (Tonino Bello a Verona, 1989).
Eucarestia è camminare assieme simbolicamente e letteralmente. È anche prepararsi alla marcia Perugia-Assisi di settembre per la fratellanza tra i popoli, con lo stesso motto della prima marcia del 1961 promossa da Aldo Capitini. La marcia è già partita da Sidi Bouzid, città tunisina dove il suicidio di un ambulante (laureato) cui era stato vietato di vendere la sua merce ha dato l'avvio alla rivolta. E' prepararsi anche all'incontro interreligioso di Assisi di fine ottobre, sviluppando il progetto delle religioni per la pace. Eucaristia è vivere lo spirito di Assisi proclamando che nella chiesa nessuno è straniero. Così affermava Paolo VI nel 1965 alla fine del Concilio Vaticano II il cui inizio, 50 anni dopo, l'anno prossimo celebreremo creativamente, disponibili a una nuova pentecoste, bellezza del mondo. È lo Spirito che ci dona l’eucarestia. Egli è sempre tra noi, con noi, in noi (Rom 8, 2-17).

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