I giovani senza manovra
Leggere le varie edizioni rivedute e corrette della manovra finanziaria era come addentrarsi d’un colpo nello studio di una lingua orientale. Mi sono rifiutato di farlo. So che non costituisce un vanto. Se poi avessi capito dall’inizio che il tutto si sarebbe risolto con un colpo di fiducia che censura la discussione... avrei evitato anche quel minimo sforzo. Il testo cinese viene approvato senza traduzione. Sulla fiducia, appunto. I parlamentari non votano nel merito ma a seconda degli schieramenti. Probabilmente per salvare innanzitutto il proprio scranno prima, più che l’economia del Paese. Ciò che mi lascia letteralmente di stucco è che scorrendo i titoli e il testo della manovra approvata, mi accorgo che non è stato previsto nulla – ma proprio nulla – per favorire l’accesso dei giovani nel mondo del lavoro. Una sciagura. Decretare un futuro ancora più incerto alle giovani generazioni costituisce più che una minaccia. Significa ignorare un’emergenza che va tramutandosi in genocidio delle speranze di intere generazioni. Frustrazioni, precarietà più profonde di quella soltanto economica, sottrazione di energie nuove per un Paese che invecchia sui propri debiti. Un peso troppo grande per spalle troppo fragili. Cercasi un “tasso di solidarietà” supplementare nel mondo degli adulti.