Le crepe dell’anima
Le crepe vanno riconosciute per tempo. Le crepe vanno denunciate. Le crepe devono essere riparate. Quelle della propria coscienza e quelle della coscienza collettiva. Le crepe della crisi, della politica, dell’economia, dell’etica. Se ai primi scricchiolii fai finta di niente o se pur avendo denunciato, ti accorgi che chi deve intervenire non interviene, devi gridare più forte, devi farti sentire. L’impressione è che oggi noi con le crepe ci conviviamo nella folle illusione di poterle addomesticare o di essere invincibili che “tanto a noi non succede”. E invece accade che il palazzo crolla e che i soccorsi arrivano e che cinque donne muoiono. La parte più debole. Già la vita chiedeva loro un costo alto. E non è vero che i laboratori sono arrivati nei sottoscala con la crisi. C’erano anche al tempo del boom delle maglierie del sud! Ora anche l’ultimo atto sigilla davanti al mondo la vulnerabilità di Maria di 14 anni e di Matilde, Tina, Antonella, Giovanna. E noi tristi spettatori davanti agli schermi come fosse un film. Un po’ commossi e un po’ distratti. Più o meno consapevoli di convivere con le nostre crepe dell’anima.