Mons. Charrier, gli F35 e la pace

10 ottobre 2011 - Renato Sacco

‘Il cristiano deve andare controcorrente. Pronunciarsi significa aiutare ad andare controcorrente’. Il giorno dopo la severa presa di posizione contro i bombardieri di Cameri, gli aerei da caccia F-35 che dovrebbero essere assemblati nella base vicino a Novara, è un giorno come gli altri per il vescovo di Alessandria, Fernando Charrier, presidente della Pastorale del lavoro piemontese”.
Iniziava così l’articolo-intervista de LA STAMPA di domenica 28 gennaio 2007, pag 11. Mons. Charrier è tornato alla Casa del Padre lo scorso 7 ottobre, aveva appena compiuto 80 anni. I suoi funerali sono fissati per questa mattina, 10 ottobre, nella cattedrale di Alessandria.
“ ...un sorridente no comment sul testo messo a punto insieme a Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne e presidente di Pax Christi, che tanto clamore ha suscitato: ‘Quello che dovevo dire l’ho scritto in modo chiaro”, continuava così l’articolo de La Stampa .
Il giornalista domanda a Monsignor Charrier: il sito di Pax Christi si apre con una citazione dal Vangelo di Giovanni 14, 27: ‘Vi lascio la pace, vi do la mia pace, non come la dà il mondo, io la do a voi’. È una pace ultraterrena, o una pace che deve essere di questo mondo?
“Di questo mondo, chiaramente. In realtà, la pace è un dono di Dio posto nelle nostre mani. Siamo noi che dobbiamo costruirla, in base ai principi di equità, solidarietà e giustizia. Perché i Vangeli non parlano solo dell’Aldilà...”.
Impegnarsi contro la violenza e contro le armi, è quindi un dovere cristiano?
“È un impegno che parte dal cristianesimo, ma ci coinvolge in quanto uomini, anche se non credenti, a qualunque fede si appartenga. La pace nasce dal cuore dell’uomo, che deve ritrovarla per ritrovare se stesso. Si tratta di rispondere della propria vita. Ha detto bene Dante, ‘Fatti non foste a viver come bruti ma per seguire virtute e conoscenza’. Altrimenti facciamo della Terra una gabbia di bestie feroci”.

Mi piace ricordare così mons. Charrier. Il primo vescovo che, nel lontano 25 gennaio 2007, insieme al Presidente di Pax Christi ha avuto il coraggio di intervenire scrivendo: “desideriamo riaffermare, come comunità cristiana, la necessità di opporsi alla produzione e alla commercializzazione di strumenti concepiti per la guerra. Ci riferiamo, in particolare, alla problematica sorta recentemente sul nostro territorio piemontese relativa all’avvio dell’assemblaggio finale di velivoli da combattimento da effettuarsi nel sito aeronautico di Cameri (Novara)... Abbiamo, la speranza che si arrivi ad un ripensamento”.
Sappiamo che dopo quell’intervento non ha raccolto molti applausi: né dal mondo politico, né da quello imprenditoriale e neanche, purtroppo, da quello ecclesiale, o meglio ‘ecclesiastico’. C’è il rischio che il suo appello chiaro sugli F35 e le sue parole di pace si perdano tra le tante cose belle che sicuramente verranno dette e scritte su di lui.
Grazie, fratello Vescovo! Ora più che mai, tocca a noi proseguire questo cammino.

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