Il pensiero nel tempo della crisi
C’è bisogno di un pensiero positivo. Non più debole e sconfitto, fragile e negativo. Un pensiero positivo non necessariamente vincente e di successo, ma almeno in grado di costruire, di essere alternativo alla decadenza. Un pensiero-progetto. Denso. Forte di valori e di memoria. Carico di vita e di esperienza. Ed è come restare orfani quando ti accorgi che la crisi sospinge verso gli egoismi del clan, quando si alza l’urlo del “si salvi chi può”, ci si vota al potente di turno. Questa è l’ora della solidarietà intelligente e della vicinanza. Sono giorni in cui i vincoli di appartenenza dovrebbero soccombere sotto il richiamo profondo e interiore alla responsabilità collettiva. Attrezzare le barche a prender il largo piuttosto che ormeggiarle nella falsa sicurezza delle nostre grettezze. O ci si salva insieme o non c’è salvezza per nessuno. È l’ora del pensiero creativo e nuovo e non del rifugio nelle ideologie già viste. Tanto meno in quelle già fallite. Sicuramente non è più il tempo del mercato globale e della finanza di carta. È l’ora della fraternità che attende solo di essere vissuta.