Un premio alla schiena dritta
Ogni anno la rivista Internazionale assegna il premio Anna Politkovskaja a un giornalista che si è distinto per la sua attività di inchiesta giornalistica in grado di contribuire alla ricerca della verità. E ce ne sono nel mondo di persone che vivono la professione dell’informare come un dovere civico. Gente che non teme di disturbare il manovratore e non si limita nemmeno a raccontare i fatti. Ci sono giornalisti con la schiena dritta che aiutano a spingere la storia un po’ più in là. Quest’anno il premio è stato assegnato a Hossam el Hamalawy, un egiziano che quando aveva 23 anni è stato arrestato e torturato dai servizi segreti egiziani per aver documentato lo strapotere dell’esercito. E qualcuno da noi direbbe che se l’era cercato. Ma nel 2011 Hossam è stato tra i più attivi nella rivoluzione egiziana che - lui dice - “ha visto protagonisti giovani in carne ed ossa e non solo messaggi postati su Facebook”. La sua analisi delle rivolte arabe è sicuramente meno superficiale di quelle che a volte ci capita di leggere sui giornali nostrani. Secondo Hossam a spianare la strada alla rivolta è stata la crisi, la disoccupazione e, soprattutto, le ambiguità del regime di Maubarak sul dramma palestinese e la repressione violenta contro i movimenti sociali.