Il vocabolario della pace
“La pace più che un vocabolo è un vocabolario”. L’espressione è di don Tonino Bello che intuiva che il fiume della pace si nutre di affluenti e sfocia in estuari che hanno nomi impegnativi e profondi come disarmo, economia di giustizia, salvaguardia del creato, legalità e democrazia, diritti umani, nonviolenza, partecipazione, rispetto delle persone, beni comuni... Il suo contrario è una pace disincarnata e incerta. Buona per una filosofia collocata a tre metri sopra il cielo e non impiantata piuttosto tra i bisogni primari di ogni donna e di ogni uomo che vive in questo mondo. È la messa al bando di visioni egoistiche che ricercano e vivono la pace per sé o per il proprio clan, puntualmente sulla pelle degli altri. È l’esatto contrario di operazioni di guerra in cui la pace è prodotto avariato, contraffatto nel suo marchio d’origine, inquinata da interessi altri. Una pace piena e autentica si smarca dal “si vis pacem para bellum” per seminare a piene mani le condizioni della giustizia in cui venga salvaguardata e difesa la dignità di ogni persona e ogni creatura. La pace la impari alla scuola dei poveri. Di quelli spogliati di diritti e di garanzie. Solo se guardi il mondo coi loro occhi impari davvero il nome del fiume, i suoi percorsi e la bellezza delle sue cascate.