Quando busserò... avrò mani bianche e pure

21 ottobre 2011 - Renato Sacco

Quando busserò alla tua porta… avrò mani bianche e pure”. Sono le parole di un canto religioso che spesso si ascolta durante i funerali. L’uccisione (l’esecuzione) del colonnello Gheddafi sta provocando molti commenti. Alcuni di giubilo, altri di formalità politica, con dichiarazioni in italiano o in latino, altri di calcolo strettamente economico. Gli affari sono il vero ‘dio’ di oggi. Un dio della morte, non della vita. Certo è che davanti alla morte di qualsiasi persona umana è richiesto pudore e forse un po’ più di discrezione.
Le mani di Gheddafi non erano bianche. E Pax Christi lo ha sempre denunciato con forza, anche quando per molti il colonnello era un amico e grande socio in affari applaudito e riverito fino alla sudditanza. Erano sporche di crimini commessi con la complicità di tanti: basti pensare ai respingimenti dei barconi di disperati che si avvicinavano alle nostre coste, o a quanto succedeva nelle prigioni libiche, con il silenzio connivente di molti Governi, anche il nostro.
Quanta ipocrisia nelle dichiarazioni di questi giorni!
E quante mani non pulite, sporche di corruzione, di mafia. Di violenza di ogni genere!
Se ci fa restare senza parole la violenza vista a Roma sabato scorso, ci deve indignare ancora di più la violenza della guerra, di chi la prepara e di chi la finanzia. Quante armi abbiamo venduto a Gheddafi e a molti Paesi del mondo?
E ora si vorrebbe rendere più facile la vendita delle armi italiane con la modifica della legge 185/90. E si spendono in Afghanistan 2 milioni di euro al giorno per la presenza militare italiana. E circa 20 miliardi per i nuovi caccia bombardieri F35. E l’elenco potrebbe essere molto, molto lungo..
Quante mani sporche di sangue, non solo di chi le ha strette al dittatore fino a pochi mesi fa, ma di chi continua a credere nella violenza e nelle armi come strada importante e redditizia. Sì, tante mani sporche di crimini orrendi, come affermava un documento della S. Sede sul Disarmo, il 3 giugno 1976: "La corsa agli armamenti, anche quando è dettata da una preoccupazione di legittima difesa... costituisce in realtà un furto... un'aggressione che si fa crimine: gli armamenti, anche se non messi in opera, con il loro alto costo, uccidono i poveri, facendoli morire di fame".
Davanti alla morte, una preghiera, il silenzio e un serio esame di coscienza per ognuno.

Ultimo numero

Rigenerare l'abitare
MARZO 2020

Rigenerare l'abitare

Dal Mediterraneo, luogo di incontro
tra Chiese e paesi perché
il nostro mare sia un cortile di pace,
all'Economia, focus di un dossier,
realizzato in collaborazione
con la Fondazione finanza etica.
Mosaico di paceMosaico di paceMosaico di pace

articoli correlati

    Realizzato da Off.ed comunicazione con PhPeace 2.7.15